TRUFFE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE E GLI ALTRI PENSIERI PIERO SANDULLI
OGNI LUNEDI VENGONO PUBBLICATI I PICCOLI PENSIERI DI UN GIURISTA L’ULTIMO DA IL TITOLO ALL’ARTICOLO CHE PERO’ RIPORTA TUTTI “I PENSIERI”
La necessità di riflettere sui temi della Giustizia e sul suo ruolo nella quotidianità della vita induce Visioneroma a dar vita, a partire dal 2025, ad una nuova rubrica, sui temi di rilevanza giuridica non solo relativi a Roma, che possano contribuire alla crescita della coscienza critica dei Cittadini. La rubrica “Piccoli pensieri di un giurista a cura di Piero Sandulli vuole essere “il lievito” per dette riflessioni aperte a osservazioni e commenti.
VISIONEROMA
TRUFFE E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
La truffa articolata, con l’ausilio della Intelligenza Artificiale ( IA), ai danni di alcuni noti imprenditori simulando una richiesta umanitaria del ministro Crosetto, deve farci riflettere sulla necessità di tutelarci da questi rischi ricercando possibili rimedi.
Certo non bisogna demonizzare il progresso, ma ad esso vanno posti dei limiti a tutela di tutti i cittadini. Piero Sandulli
RUGBY: UN ESEMPIO DI CIVILTÀ
Si è disputato oggi il primo incontro casalingo del torneo di rugby 6 Nazioni.
I cittadini che vivono nei pressi dello stadio hanno potuto apprezzare la differente cultura dei tifosi di questo sport, che non hanno fatto vivere il clima di assedio che “regalano” gli spettatori del calcio, che per alcuni loro comportamenti non si possono, neppure definire tifosi. Questo insegnamento gioioso della fruizione di uno spettacolo, che ha preso i contorni di una festa e’un importante messaggio per tutti.
Invero, bisogna che tutti: responsabili pubblici, forze dell’ordine, società sportive avviino un importante processo di “civilizzazione” dei tifosi del calcio.
Bisogna, peraltro, comprendere che non si possono paralizzare interi quadranti della Città, costringendo gli abitanti agli arresti domiciliari a causa del comportamento becero dei frequentatori delle curve.
Va anche ricordato che l’articolo 4 della legge n.86 del 2019 chiede un fattivo coinvolgimento dei rappresentanti dei tifosi (quelli veri) non di una serie di pregiudicati, che vivono lo stadio per lucro personale.
Speriamo che l’esempio della virtuosa frequentazione dello stadio dei tifosi del rugby sia dí stimolo per l’Amministrazione comunale per la convocazione di un tavolo che detti le regole della fruizione dello stadio Olimpico nel rispetto dei diritti degli abitanti di Roma nord che non possono essere costretti al coprifuoco per due volte alla settimana.
ALBANIA SOLDI SPRECATI
Se invece di sprecare risorse per questa costosa ed improbabile operazione Albania, tra le altre cose studiata male, si fossero destinati i fondi per semplificare ed informatizzare le procedure di immigrazione, potenziando anche i numeri degli operatori del settore, avremmo certamente speso di meno ed ottenuto risultati migliori. Il nostro Paese, per Costituzione deve essere accogliente, ma l’accoglienza deve coniugarsi con semplificazione e con i tempi ragionevolmente brevi.
RIFORME PENALI VESSILLO DI CONTRAPPOSIZIONE?
Dalla audizione di ieri in Parlamento de ministri Nordio e Piantedosi emerge una preoccupante realtà.
Sappiamo che tutti i governi repubblicani hanno dovuto misurarsi con fattispecie incresciose da risolvere con il segreto di Stato. E’ necessario però essere chiari sul punto e non cercare di nascondersi dietro un dito, come ha tentato di fare, senza che ne fosse convinto neppure lui, il Ministro della Giustizia.
Ciò che realmente preoccupa è la volontà,emersa nel corso della audizione di Nordio, di fare della riforma della giustizia penale ( rectius: il tema della separazione delle carriere al quale sono favorevole se si giunge alla diversificazione dei concorsi) una sorta di vessillo di contrapposizione, un muro contro muro, non solo nei confronti della opposizione, ma anche della stessa magistratura.
Le riforme strutturali necessitano, sempre, del dialogo e del confronto sereno e costruttivo, non di atti di prepotenza ( perché ho ottenuto il consenso elettorale).
A ben vedere questo,più volte, sbandierato coseno e’ stato espresso da poco più di un quarto degli aventi diritto al voto e questo dovrebbe far riflettere tutte le forze politiche ( rectius: partitiche), facendo capire loro che questa politica da stadio ( curva contro curva) non è gradita alla maggioranza dei cittadini, tutti quelli che essendo disgustati da questo modo di fare non votano.
Bisogna comprendere che le riforme in generale e quelle della giustizia in particolare (si decide non solo delle regole, ma degli arbitri) debbono essere realizzate nel dialogo costruttivo del Parlamento e degli operatori del diritto. Gli avvocati, veri fruitori della giustizia, nell’ interesse ed a tutela dei cittadini, non possono più essere tenuti al di fuori del processo di riforma.
Bisogna sempre ricordare che le riforme strutturali che non sono il prodotto del dialogo e che sono vissute come forzature non saranno mai autorevoli e durature!
INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO: E’ NECESSARIO ASCOLTARE
In molte Corti d’Appello italiane, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, al momento nel quale il rappresentante del Governo ha preso la parola molti esponenti della magistratura sono usciti dall’aula, per contestare i provvedimenti dell’esecutivo in tema di separazione delle carriere. Non condivido questo atteggiamento. Anche se si contesta l’operato del Governo e’necessario ascoltare la sua posizione e poi replicare, ma è nel dialogo che si fa crescere il Paese. Per la Magistratura ( la cui origine eziologica è quella di essere al di sopra delle parti) questa modalità di contestazione è sempre sbagliata.
Venendo poi al merito della riforma, a parte i miei dubbi della sua incidenza sulla funzionalità della Giustizia, se la finalità è quella di separare la magistratura giudicante ( i giudici) da quella requirente ( i pubblici ministeri) per garantire la piena terzierà della prima, allora non è sufficiente la separazione delle carriere, ma sarebbe necessaria quella dei concorsi. Infatti, se il concorso è lo stesso psicologicamente i due rami della magistratura si considererebbero, comunque, colleghi tra loro. Il vero tema è un altro: quello di evitare che la magistratura requirente finisca nelle braccia dell’Esecutivo, ricevendo da questo le priorità sui reati da perseguire. E’su questo che occorrerà lavorare ideando i giusti contrappesi di ordine costituzionale per impedirlo.
Quanto poi alla riforma del Consiglio superiore della Magistratura con il sistema del sorteggio, questa appare fantasiosa e pericolosa. Già la riforma “Cartabia”aveva dettato alcune modifiche, prima di procedere con nuove misure, e’ necessario e doveroso valutare il loro impatto, infatti, non è continuando a modificare che si risolvono i problemi.
Piuttosto, è necessario che il Parlamento comprenda che non si possono, né si devono, avere giudici asserviti. Al riguardo è sintomatica la vicenda relativa alla nomina dei quattro Giudici Costituzionali che da (troppo) tempo non riesce a trovare soluzione.
Il giudice ( anche quello della Consulta) deve essere terzo come ricorda l’articolo 25 della Costituzione!
LE RIFORME STRUTTURALI IMPONGONO SCELTE CONDIVISE
La Corte Costituzionale, con il numero minimo dei giudici per raggiungere il quorum ( bisogna ricordare che mancano ben quattro giudici di nomina parlamentare, uno dei quali da 14 mesi), ha ieri respinto il quesito referendario in tema di autonomia differenziata delle regioni.
Dal dispositivo della sentenza ( la motivazione della decisione sarà nota a febbraio) si comprende che il quesito è stato respinto per mancanza di chiarezza del quesito medesimo. La valutazione della Corte , che si era già pronunciata sulla necessità di contrappesi all’autonomia, restituisce il tema al Parlamento con la necessità di normare i LEP ( livelli minimi di prestazioni). Invero, solo il giusto bilanciamento tra solidarietà e sussidiarietà potrà dare piena attuazione al dettato del titolo quinto della Costituzione, poiché l’autonomia è stata costituzionalizzata nel 2001.
Come tutte le riforme strutturali del Paese, anche questa dovrebbe essere condivisa e non imposta a colpi di maggioranza. Le regole del gioco,infatti, vanno scritte da tutti i giocatori. Nel discutere della attuazione del titolo quinto sarà necessario riflettere su Roma Capitale la cui attuazione è parte essenziale della tema della autonomia. A ben vedere la strada per fare tutto ciò è già stata tracciata dal precedente intervento della Corte Costituzionale. L’autonomia si deve fare nella crescita collettiva di tutte le regioni e con livelli di prestazioni ( soprattutto in materia sanitaria) uguali per tutti i cittadini, dovunque risiedano. Inoltre, l’analisi della autonomia offre anche l’occasione per semplificare la burocrazia con l’ausilio della informatica. Bisogna ricordare che la burocrazia è per i cittadini e non i cittadini per la burocrazia.
Avere restituito al Parlamento la titolarità del tema potrebbe essere un bene se su questa materia , fondamentale per la crescita del Paese , se si lasceranno da parte i toni da stadio e se si studieranno seriamente tutti questi temi.
SENTENZE “UMANE” E PERPLESSITA’
La sentenza della Corte d’Assise di Modena che ha ritenuto di dover condannare il reo di un duplice femminicidio a trent’anni di reclusione e non all’ergastolo per motivi umanamente comprensibili suscita perplessità in quanto ci sarebbe da chiedersi cosa ci sia di umano in un delitto così efferato nelle modalità con cui si sono verificati i reati
RIFORMA DELLE CARRIERE E REGOLE DEL GIOCO
Tornando sul tema della riforma delle carriere dei magistrati deve essere rilevato che ciò che attiene alle “regole del gioco”dovrebbe essere studiato e valutato congiuntamente tra maggioranza ed opposizione. Non è a colpi di maggioranza che si fanno riforme chiare e durature. Se non c’è condivisione, ciò che una parte costruisce,l’altra si sentirà legittimata a demolire. Il tutto con una evidente perdita della credibilità delle nostre istituzioni. Bisogna smetterla con questa partita da stadio: curva contro curva. Quando i nostri politici acquisiranno la maturità necessaria per fare questo salto di qualità?
GRAZIA PREVENTIVA: UN SISTEMA GIURIDICO NON ANCORA ADULTO
L’ultimo atto della presidenza Biden è stata la “grazia preventiva “, concessa a Fauci ed ai membri della commissione di inchiesta per l’assalto al Campidoglio di Washington. Da giurista della vecchia Europa, cresciuto sulle “pandette” non riesco a comprendere questo sistema giuridico non ancora adulto. La grazia nella tradizione giuridica si conferisce al termine di un giudizio di condanna se si verificano alcune circostanze favorevoli alla concessione, ma non certo a carattere preventivo quale paracadute di potenziali ritorsioni di una giurisdizione di parte guidata dalla politica.
Pur con tutti i suoi difetti il nostro sistema di tutela è autonomo ed indipendente e (malgrado tutto) non è schiavo di pregiudizi di natura politica. Alla luce del portato della giustizia statunitense sono lieto di essere italiano ed orgoglioso del nostro dettato costituzionale.
CHIAREZZA SUL GENERALE LIBICO
Dopo aver sentito una sequela di voci, spesso poco approfondite, ritengo necessario tornare, sperando di fare un po’ di chiarezza,sul tema del generale libico.
Nel 2012, regolamentando il funzionamento del rito innanzi al Tribunale dei Minstri, fu sottratto al Pubblico Ministero qualsiasi potere di analisi ed indagine in quanto tale potere veniva affidato al Tribunale dei Ministri.
Non è chiaro ( perché la norma è laconica) se il Pubblico Ministero possa archiviare una denuncia o se deve, comunque, trasmetterla , senza poter fare alcuna valutazione,al Tribunale. A mio avviso deve archiviare solo i casi di “ fantasia “ che non possono essere neppure essere considerati effettive denunce.
Nel caso di specie, a mio avviso, non siamo in presenza di questa fattispecie. Quindi, la denuncia doveva essere inoltrata e di ciò va data comunicazione ai potenziali indagati, per loro tutela nei quindici giorni successivi all’invio. Certo si può discutere la tempistica ( unica, a mio avviso, discrezionalità data al Pubblico Ministero), ma non certo il fatto che ci si trovi davanti ad un atto dovuto.
Quanto poi alla questione: atto dovuto/atto voluto e’ necessario ricordare che ogni atto è necessariamente frutto di una volizione, altrimenti sarebbe un fatto.
Il tema resta legato al quesito: perché il Ministro della Giustizia non ha risposto al quesito a Lui formulato nelle quarantotto ore tra il 19 ed il 21 gennaio?
Presumibilmente per ragioni di Stato, coperte dal segreto.
Bastava dirlo! Non c’era alcun bisogno di creare tutto questo caos!
I cortocircuiti istituzionali non giocavano né alla credibilità del Paese, né ai cittadini.
Accanto allo stadio della Farnesina Roma Capitale ha consentito all’Ama, azienda municipalizzata, quindi dello stesso Comune, di collocare i propri mezzi e di destinare l’area a scambio di rifiuti. Il tutto a meno di cinquanta metri dalla pista di atletica, popolata ogni giorno da centinaia di bambini ed adolescenti. Non credo che si sia partiti con il piede giusto per garantire la pratica sportiva in un contesto salubre.
Visoneroma invita , pertanto, Roma Capitale a far rimuovere l’impianto di smaltimento dell’Ama e restituire l’area alla fruibilità dei cittadini, magari realizzando una zona attrezzata per i genitori e/o i nonni che accompagnano i bambini.
GIUSTIZIA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE
La Camera dei Deputati ha approvato la legge sulla separazione delle carriere tra Magistratura giudicante e Magistratura inquirente. Non sono pregiudizialmente contrario a tale separazione che è la conseguenza logica della riforma del processo penale intervenuta nel 1988, con il ministro Vassalli.
Il tema è piuttosto quello di garantire la indipendenza dei pubblici ministeri, affinché non vengano fagocitati dal potere politico ( rectius: partitico). Sarà necessario predisporre tutti i contrappesi per garantire a pieno detta indipendenza.
La posizione di Magistratura Democratica
Mariarosaria Guglielmi
Segretaria generale
La riforma è contraria ai principi affermati in ambito europeo che incoraggiano l’autonomia del pubblico ministero come presupposto dell’indipendenza di tutto il potere giudiziario, per una giustizia equa, imparziale ed efficiente
Un corpo separato di pubblici ministeri, addetto all’esercizio dell’azione penale e alla direzione della polizia giudiziaria, ma che non fa più parte della giurisdizione e risponde solo a se stesso, è destinato inevitabilmente a perdere la propria indipendenza dal potere esecutivo.
Una prospettiva evidente anche nella stessa proposta di riforma, che interviene infatti sull’obbligatorietà dell’azione penale, oggi prevista in Costituzione a garanzia dell’eguaglianza dei cittadini, subordinando l’intervento del pubblico ministero alle scelte delle maggioranze parlamentari del momento. La proposta indebolisce inoltre il CSM non solo con la creazione di organi separati ma, per il Consiglio Superiore dei pubblici ministeri come per quello dei giudici, riducendo le competenze e la presenza dei magistrati da due terzi alla metà.
Nonostante le finalità dichiarate, la riforma rimette in discussione il nostro modello di PM indipendente, proprio mentre i principi che si affermano in ambito europeo prevedono che dovrebbe essere incoraggiata in tutti i sistemi la tendenza generale a rafforzare l’indipendenza e l’effettiva autonomia del pubblico ministero, in quanto “corollario indispensabile” dell’indipendenza di tutto il potere giudiziario, nel presupposto che i pubblici ministeri contribuiscono ad assicurare che lo stato di diritto sia garantito e concorrono ad un’amministrazione della giustizia equa, imparziale ed efficiente (parere del Consiglio Consultivo dei Procuratori Europei n. 9 del 2014).
SACERDOTI E RESPONSABILITA’
Apprendo dal telegiornale che il parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Bari nella cui parrocchia è stato abbandonato un neonato in una culla termica che sostituisce la vecchia ruota, e’ stato incolpato per omicidio colposo, unitamente all’elettricista manutentore.
Mi chiedo quale sia la colpa del sacerdote e che obbligo abbia il religioso di tenere in perfetta efficienza la culla.
E’, invece, necessario che lo Stato e tutte le organizzazioni dotate di sensibilità sociale creino i presupposti per evitare che le giovani mamme siano costrette ad abbandonare i figli.
E’ necessario creare le strutture per garantire la maternità, non costringere all’abbandono, né inquisire chi cerca di salvare una vita.
Commento di Claudio Minelli
Piero Sandulli parte dalla responsabilita’ di un sacerdote difronte ad un evento tragico, per arrivare a toccare la questione della tutela della maternita’.
La maternita’ e’ senza dubbio un tema che rappresenta il futuro di tutta la società, della sua capacita’ di riprodursi e di evolversi.
Qui si evidenziano diversi problemi partendo dal presupposto che e’ del tutto improponibile qualsiasi ritorno al passato rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza (anzi si tratta di omogeneizzare un diritto in una situazione gravemente difforme tra le regioni).
Fatta questa premessa e’ obiettivo di tutti garantire le condizioni migliori per favorire la maternita’!
E tra i principali problemi rimane quello della sicurezza economica della potenziale mamma a partire dalla compatibilita’ con il lavoro della donna.
Dall’altro lato la maternita’ rimane ancora un ostacolo al lavoro femminile e anche alla sua “indipendenza”.
Ed allora occorre parlare di come si organizza il tempo del lavoro rispetto a quello degli affetti e dell’educazione dei
figli, e soprattutto di come si intende tutelare le giovani famiglie nel momento più delicato.
Un tema che riguarda in particolare le donne lavoratrici, ma non esclusivamente loro.
La difficile armonizzazione delle esigenze di cura con quelle dell’attività lavorativa rappresenta, ancora oggi,
una delle componenti che più frenano la partecipazione delle donne al mercato del lavoro ( e contribuisce non poco al continuo calo delle nascite).
Lo sdoppiamento delle funzioni, agisce ancora come fattore di allontanamento delle donne dall’attività
lavorativa e contribuisce ad alimentare il fenomeno della segregazione occupazionale e professionale.
D’altra parte, i costi personali e professionali che le donne devono sostenere per la mancanza di servizi alla
famiglia o per l’impossibilità di accesso laddove esistenti, la rigidità degli orari lavorativi, la difficile gestione
della mobilità del lavoro, la percentuale ancora limitata (seppure crescente) di uomini che accedono ai
congedi, confermano che, al di là delle profonde trasformazioni sociali, restano ancora molti problemi aperti.
Dal 2007 al 2023 le nascite nella regione Lazio sono diminuite di 18mila e 153 unità (-35%), registrando un calo ancora più marcato della media nazionale (34%). La diminuzione dei nati è ancora più accentuata nella città metropolitana di Roma (36%).
Visioneroma come suggerisce Sandulli farebbe bene ad occuparsene.
LO STATO E LA LUDOPATIA
L’articolo 2900 del Codice civile pone i debiti di gioco tra quelli non degni della tutela giurisdizionale, in altre parole i giochi di azzardo non possono ricevere dallo Stato un giudizio che li tuteli perché non possono essere considerati degni di attenzione da parte della Giustizia che ha vicende ben più rilevanti da tutelare. Da poco, si è per l’ennesima volta celebrato il rito della Lotteria Italia. Negli ultimi giorni era difficile prendere un caffè sull’autostrada senza sentirsi offrire un biglietto della lotteria di uno Stato biscazziere! Poi quanti grattaevinci( rectius gratta e perdi) hanno invaso la nostra vita. Se è pur vero che lo Stato fa cassa con questi concorsi aleatori e’ altrettanto vero che questo modo di fare sta alimentando in modo rilevantissimo il terribile fenomeno della ludopatie riducendo alla povertà molti cittadini e ricadendo pesantemente sulle loro famiglie, costruendo anche un costo per lo Stato. Abbiamo mai fatto un conto costi e benefici di tutto ciò? E’ possibile che lo Stato, con il suo modo di fare, anziché lottare la ludopatia finisca per agevolarla promuovendo giochi che in altro luogo normativo non ritiene meritevoli di tutela giuridica?
Commento di C.M.
La “piccola riflessione” di Piero Sandulli mi sembra che susciti una riflessione su un “grande” problema.
Che invito il nostro giurista a considerare.
Fumo, droghe piu’ o meno leggere, pornografia, gioco d’azzardo ecc ecc .
Se tutto diviene oggetto di divieti non connotiamo il nostro paese con un “autoritarismo” statale che contraddice la liberta’ e la libera coscienza?
Anche l’islam pone divieti assoluti….e quando diventano stati sappiamo cosa accade.
Mi sembra tra l’altro che proprio nel nostro Paese sia in atto un tentativo di “restaurazione” sui diritti civili, sull’informazione, sulla giustizia che e’ necessario contrastare in maniera intelligente.
Replica di Piero Sandulli
Nel condividere il giusto rilievo di Claudio, la mia riflessione va nella direzione che lo Stato deve combattere la ludopatia e non favorirla, addirittura lucrando su di essa. Degli altri temi sollevati avremo modo di approfondire in altre puntate di questa rubrica.
Oggi si vuole una cultura giuridica asservita?
Il 2025 inizia con una Corte Costituzionale priva di quattro dei suoi quindici membri ( i giudici mancanti sono tutti di nomina parlamentare) ciò, oltre a minare gravemente la funzionalità di un Organo costretto ad operare ai limiti del suo quorum, denota una grave inadempienza del Parlamento che, in alcuni casi, da oltre un anno non riesce a nominare i componenti del massimo organismo di tutela della nostra Costituzione.
Questo stato di cose è sintomatico di ciò che la partitocrazia intende per autonomia dei soggetti giudicati.
Invero, non si ricercano dei veri giuristi,come accadeva nei primi anni del suo funzionamento ( il primo presidente della Corte è stato Enrico De Nicola), bensì dei legulei di parte, privi del requisito essenziale di un giurista, quello della indipendenza del pensiero.
Il sistema di elezione dei giudici costituzionali, a Camere riunite, era stato scelto dai padri costituenti e dalla legge institutiva della Corte Costituzionale del 1953 per raccogliere tra i suoi componenti il meglio della cultura giuridica del Paese tra magistrati, docenti universitari e avvocati di lunga esperienza.
Oggi si vuole una cultura giuridica asservita in un contesto chiamato, tra le altre cose a vagliare la costituzionalità della Autonomia differenziata e dei referendum ad essa relativi.
Sentenze: quando una ragionevole durata dei giudizi?
Sul Giornale di oggi Chicco Testa, nel comunicare la sua definitiva assoluzione dalla accusa di sperpero del pubblico denaro nei lavori per la metropolitana di Roma, lamenta gli estremamente lunghi tempi del processo posto in essere dalla Corte dei Conti ( dieci anni).
Visioneroma segnala che uno dei temi di rilievo di cui la politica dovrebbe occuparsi è quello della ragionevole durata dei giudizi.
Invero, siamo ben lontani dal comprendere la presunzione di innocenza voluta dai Padri costituenti, mentre, invece, l’effetto mediatico produce nella opinione pubblica una irrefrenabile voglia di colpevolezza.
Evidenti sono poi le carenze di tutela nel giudizio contabile, ispirato più alla inquisizione medievale, che alla effettiva garanzia di tutela degli inquisiti!
VATICANO ED INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Il Vaticano con la lunga ed approfondita nota: Antiqua et nova, si è interrogato sui temi della intelligenza artificiale e su ciò che essa comporta. Nell’affermare l’importanza di essa per la ricerca scientifica ha , però, correttamente riportato al centro la Persona umana. Ricordando come deve essere l’etica a guidare l’uso di tale potentissimo strumento. La nota vaticana del 28 gennaio, scritta a quattro mani dal Dicastero per la dottrina della Fede e dal Dicastero per la cultura e la educazione si è interrogata, al punto numero 68, sui rischi di una crescita non regolamentata della Intelligenza Artificiale su molte attività, con la potenziale estinzione di svariati posti di lavoro. Il Vaticano ricorda che il lavoro è il fondamento della dignità umana e deve essere difeso con una adeguata previsione dello sviluppo della A.I. moderata dalla centralità della Persona. Analogo studio deve essere avviato quanto prima dallo Stato italiano che deve,ad un tempo, usare l’Intelligenza Artificiale per semplificare la burocrazia, ma tutelare la occupazione lasciando alle donne ed agli uomini il controllo di essa. Da questa fondamentale sfida dipenderà in notevole misura il futuro del nostro Paese.
CARCERI RESTITUIRE LA SPERANZA
Oggi il Papa ha aperto nel Carcere di Rebibbia una significativa Porta Santa della speranza. Il 9 maggio scorso nella bolla dí indizione del Giubileo il Pontefice aveva proposto ai Governi l’assunzione di iniziative “ che restituiscano la speranza “ come le amnistie o altre forme di condono della pena e percorsi di reinserimento nella comunità. Visioneroma intende far proprio questo invito del Santo Padre ed invita i nostri politici ad intraprendere tali iniziative di speranza! E’ necessario che i partiti abbandonino gli atteggiamenti assolutori per gli amici e giustizialisti per gli avversari ed avviino sul tema della pena e sulla sua valenza ripristinatoria serie riflessioni comuni, non dimenticando che il delinquere non cancella la dignità della persona, che deve essere sempre rispettata. Il Giubileo deve essere l’occasione per fare questo percorso. Visioneroma non si stancherà di spingere in questa direzione.
IL PASTICCIACCIO BRUTTO DI VIA POMA
Prosegue l’indagine sul “Pasticciaccio brutto di via Poma”. Dopo 34 anni si spera che la tecnologia odierna possa far dimenticare gli errori compiuti nel passato. Certo la ragionevole durata dei processi…
“Pasticciaccio brutto di via Poma ( sperando che Gadda non si adombri per il furto del titolo)”. Il tema che ne discende è la necessità di riflettere sulla ragionevole durata dei giudizi bilanciata con l’interesse pubblico a fare Giustizia. E’ sempre necessario ricordare che la individuazione del colpevole ripristina l’ordine leso ed assume valenze filosofiche.
Piero Sandulli
Nato a Roma il 10 marzo 1954, laureato, con lode, in Giurisprudenza nel 1977, presso l’Università di Roma “La Sapienza”.
Titolare della Cattedra di Diritto Processuale Civile e Sportivo nell’Università di Roma “Foro Italico”.Professore invitato di Diritto Processuale Civile presso la Facoltà di Diritto Civile della Pontificia Università Lateranense, nello Stato Vaticano.Docente di Diritto Processuale Civile presso la Scuola delle Professioni legali dell’Università di Roma “La Sapienza” e di Teramo.Docente di diritto processuale civile presso la Scuola forense Vittorio Emanuele Orlando dell’Ordine degli Avvocati di Roma.
Responsabile del settore della Giustizia Sportiva, nel Master di Diritto Sportivo dell’Università “La Sapienza” di Roma, di cui è stato promotore.Responsabile del settore Processo del Lavoro nel Master di Diritto del Lavoro e Previdenza Sociale dell’Università “La Sapienza” di Roma.Avvocato abilitato alla difesa innanzi alle giurisdizioni superiori.
Componente del Nucleo strategico di Valutazione dei dirigenti dell’Agenzia di diritto allo studio universitario della Regione Lazio.Componente del Consiglio giudiziario presso la Corte d’Appello di l’Aquila (2012-2016).Presidente della Corte Sportiva d’Appello della Federcalcio, è giudice sportivo della F.I.G.C. dal 1996. E’ Presidente del Collegio di garanzia della Federnuoto.
Assessore alle Politiche Giuridiche e demografiche del Comune di Roma (1993-1997). Presidente del Nucleo di valutazione della Provincia di Roma (2003-2013). Componente delle Commissioni di riforma legislativa presso il Ministero della Funzione Pubblica ed il Ministero di Giustizia.Componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma (2001-2004).Presidente di una sezione della censura cinematografica presso il Ministero dei Beni Culturali (2007-2009).
Autore di molteplici pubblicazioni (193), tra cui 7 monografie è tra i fondatori di Visioneroma di cui e’ Vicepresidente.