IL CASO MILANO DOPO IL FORUM DI VISIONEROMA – URBANISTICA: IL “CASO MILANO”


IL CASO MILANO: GLI SVILUPPI

Articolo dell’assessore Maurizio Veloccia (si riporta a seguire l’articolo pubblicato da Huffpost)

COMMENTI

Commento di Michele Campisi

Molto interessante soprattutto perchè mette sul piatto delle questioni il punto di vista di un amministratore serio.
Alcune cose peró non mi convincono del tutto e riguardano concetti generali e di linea politica.
La prima è quella della rincorsa dello sviluppo: una economia che non vuol dire ricchezza generale e sociale, ma che negli ultimi decenni ha significato:  profitti aziendali sempre più elevati corrispondenti ad un abbattimento del costo del lavoro con la precarizzazione forzata e costi sociali diffusi e sempre più elevati.
Investimento per l’investimento e senza una forma di selezione orientativa non mi pare positivo ed è una visione manichea e forse una formula un po’ obsoleta.
Non si puó inoltre ridurre il “controllo democratico”, definizione PERICOLOSISSIMA, solo alle assemblee rappresentative.

Un caso: cosa vale oggi il parlamento? Quindi e’ necessario trovare e lavorare sulla promozione di democrazia di base: “le comunità” come quelle di Patrimonio.

Un quartiere appartiene a chi vi abita!
La modernizzazione non è una virtù in sè. Modelli di modernizzazione sono i vecchi sventramenti dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Cinquanta. Risultato? La mobilità non più sostenuta dalle automobili ha peró determinato la cancellazione della città storica ed un ricambio sociale discriminatorio che ha ridotto i “centri urbani” – come si diceva una volta – al deserto di banche, negozi e uffici e poi il deserto.
Una cosa è certa la “prosopopea” di Milano modello è solo di questo decennio. Invito a leggere gli articoli di Cederna de “il Mondo” e l’Espresso che spiegavano come quei ridicoli grattacieli fossero  la vera “grande bruttezza della città più brutta d’Italia”; opinione fuori da ogni sospetto se si pensa che Antonio era rimasto un fervente nativo di Sondrio!

Commento di Antonio Bottoni

Comprensibile “la fatica ” dell’amministratore che deve mediare la legislazione vigente (rigida o superata? Mi pare che Veloccia la consideri sia rigida, e sia superata) con la possibile realizzazione di una visione di città. Ritorna in mente il saggio di Maria Prezioso del 2020 (“Verso un piano strategico per Roma Capitale Città metropolitana 2030” in “A centocinquant’anni da Roma Capitale ” (Rubettino editore) dove si parla di Piano Regolatore non come “un mero piano degli investimenti; ma piuttosto come un’agenda politica-territoriale dove macro e micro politiche” si coniugano coerentemente. Il saggio entra nel dettaglio. Personalmente ritengo che accanto a tali politiche si debba far seguire “curve di Lorenz” , ” coefficienti di Gini ” ed altri indicatori ( forse Amartya Sen?) per verificare i risultati.

 

Commento di Claudio Minelli

Riflessioni sull’articolo di Maurizio Veloccia.
È giusto ribadire il garantismo: separare il giudizio politico e amministrativo da quello penale evita derive giustizialiste e mantiene il rispetto delle istituzioni.
Il passaggio in cui si invita a non oscillare fra mitizzazione (“modello Milano”) e demonizzazione è centrale: in Italia si tende troppo a leggere i modelli urbani in chiave emotiva, senza analisi strutturale.
E’ indispensabile anche a mio parere l’equilibrio tra competitività e controllo democratico: attrarre investimenti internazionali richiede tempi certi, procedure chiare e regole stabili, ma senza sacrificare la capacità pubblica di guidare lo sviluppo.
Concordo che il problema sia di sistema nazionale, non solo locale: il quadro normativo urbanistico è datato (legge 1150/1942) e ha prodotto un doppio paradosso — rigidità eccessiva per operazioni semplici, deregolamentazione estrema per quelle più complesse.
Purtroppo sono anni che tutti sosteniamo la necessità di una nuova legge urbanistica nazionale, con principi inderogabili e un’urbanistica modulare, garantire rigenerazione, limitare il consumo di suolo, semplificare dove possibile, blindare la regia pubblica .
È importante che l’analisi non si fermi al “come” si costruisce, ma anche a “per chi” si costruisce. La crescita urbana può aumentare le disuguaglianze se non accompagnata da politiche redistributive: oneri straordinari, edilizia a prezzo accessibile, servizi pubblici.
Insomma è’ indispensabile coniugare modernizzazione e giustizia sociale: una città competitiva ma socialmente frammentata è una città instabile.
Visioneroma si sta battendo fin dalla sua nascita per obiettivi che riteniamo indispensabili per Roma (nuove regole, rafforzamento della macchina amministrativa, investimenti in capitale umano interno) ma la sfida non ha ancora prodotto i risultati auspicabili mentre è’ indispensabile farlo in tempi compatibili con il ciclo politico e senza perdere coerenza sotto pressione. Una sfida tuttora aperta.
L’equilibrio tra efficienza e democrazia partecipativa è fragile, ma se si riesce a rafforzare la capacità amministrativa senza scivolare nella deregolamentazione totale, si può avere sia sviluppo urbano competitivo sia una città più equa.
L’assessore nel suo scritto ne e’ consapevole, dei risultati finora raggiunti (alcuni ci sono) mi chiedo se sia soddisfatto.

 

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Dibattito in Visioneroma a proposito degli interventi della magistratura

I limiti delle scelte milanesi

Renato Guidi

Milano al contrario di quello che si vuole fare a Roma ha redatto un programma solo architettonico e pseudourbanistico non cogliendo tutti gli effetti collaterali che oggi vediamo!
…..e se succede come sta’ accadendo a Londra(svalutazione immobiliare in 3 anni del 30%)…..!!
Mi riferisco al fatto che quando fai una programmazione devi valutare gli effetti e poi fai le scelte!
A parere mio a Milano qualcosa non si è valutato….si è data enfasi x grandi progetti senza ad esempio valutare la ricaduta su chi li avrebbe usati e come avrebbe cambiato il genius loci e se era giusto farlo!

Se ci fosse stata una programmazione totale e norme certe e oggettive?…..tutto va’ in una sola direzione….programma e norme nuove!

L’anima di Milano sarà più forte delle inchieste giudiziarie?

Sergio Pasanisi

Anche le città hanno un’anima. Ce lo hanno insegnato grandi scrittori, come Italo Calvino ne “Le città invisibili”. E illustri studiosi, come Kevin Lynch, per il quale la percezione dell’immagine urbana scaturisce dalla memoria collettiva di elementi fisici e simbolici, o Christian Norberg-Schulz, storico dell’architettura che ha teorizzato il genius loci in chiave contemporanea.
Ecco, qual è l’anima di Milano? È quella dell’unica città italiana veramente europea e internazionale, non per gli stranieri che la frequentano per turismo, ma per quelli che la frequentano per lavoro, o per studio.
Immaginiamoci cosa sarebbe Milano -ma anche le università italiane – senza la Bocconi! Immaginiamo l’Italia senza la Milano della finanza, della moda, del design e delle sedi del sistema industriale di piccole medi imprese, industriali e terziarie. Immaginiamola senza la Scala, e senza Leonardo! Immaginiamola senza le nuove torri! Che già esistevano, dalla torre Velasca alla torre Pirelli – che non a caso prende il nome da una grande fabbrica italiana – e che sono state il motore della rinascita.
Milano negli anni ’99 usciva tangentopoli e da una tragica deindistrializzazione. Problema economico-sociale ma anche ambientale e urbanistico. L’unica possibilità di sviluppo era puntare ad una riconversione terziario/finanziaria con una forte base immobiliare (settore, quello dell’edilizia, che in Lombardia è sempre stato fortissimo).
La città decise così. Come ci è raccontato nel recente libro “Miracolo Milano” fu durante la Giunta Albertini, con il famoso documento strategico di Gigi Mazza “Ricostruire la Grande Milano” – voluto dall’allora assessore all’urbanistica Maurizio Lupi e sviluppato dal suo successore, Giovanni Verga – che si decise di puntare a quella che successivamente è stata battezza “rigenerazione urbana”, riconvertendo le aree dismesse.
Poi ci fu un grande impegno anche sull’edilizia sociale. Il social housing è nato li, a Milano, con la Fondazione CARIPLO! E l’ALER con i “contratti di quartiere” riqualificò la gran parte dei quartieri ERP.
Questa scelta di crescere, ma con molta attenzione al sociale, è stata di fatto condivisa anche dai sindaci di sinistra, Pisapia prima e Sala dopo, che hanno però cambiato traiettoria sulle politiche ambientali. Come ha detto qualcuno, “mettendosi i calzini arcobaleno”.
Oggi Milano ha sicuramente, analogamente ad altre grandi città, dei problemi irrisolti. E, come il nostro paese, non è in grado di dare risposte sociali adeguate. In particolare sulle politiche per la casa per le famiglie a basso reddito o indigenti. Risposte però che implicano risorse pubbliche. Quelle risorse che lo Stato e gli Enti locali posso trovare, senza ulteriore indebitamento, solo attraverso la crescita economica.
Seguiamo con attenzione l’evoluzione dell’inchiesta giudiziaria in corso, la cui critica urbanistica però sembra scivolare su contenuti un po’ ingenui “da ragazzi della via Gluck”, con la speranza che la politica continui a difendere le scelte di una città che fa grande e ha fatto grande il nostro Paese.
Arch Sergio Pasanisi

Indagini giudiziare e arresti

In merito alle indagini giudiziarie, relative allo sviluppo urbanistico della città di Milano, bene ha fatto Visioneroma, che in più circostanze si è occupata di questo tema, a mantenere le proprie valutazioni nella giusta misura, senza dar vita ad affrettate condanne ed evitando di indulgere in assoluzioni precipitose.
I tanti soci esperti in materia ci hanno invitato a volare alto non facendo polemiche di parte, ma facendoci riflettere sull’importanza del tema.
Dalla vicenda di Milano, come da qualsiasi analoga situazione, dobbiamo trarre alcune utili riflessioni.
1) L’urbanistica è materia essenziale per lo sviluppo delle città.
2)Dal corretto bilanciamento tra esigenze di modernità e la sostenibilità dello sviluppo si realizza il futuro delle nostre città.
3) La gestione di questa importante materia va fatta nell’interesse della collettività e con la massima trasparenza.
4) Bisogna evitare le scorciatoie ed i favoritismi, ma ad un tempo rendere semplici e comprensibili le norme.
5) La materia della urbanistica necessita, come nessuna altra, di leggi snelle, chiare e semplici da comprendere. Purtroppo, assai spesso, le Regioni non operano in questa direzione.
Lasciamo, dunque, lavorare i Giudici requirenti, ricordando loro di garantire il diritto alla difesa.
Allo stesso tempo, invitiamo la stampa, potere essenziale in democrazia, a mantenere il rigore nella diffusione delle notizie.

Piero Sandulli



Iniziativa di Visioneroma antecedente l’inchiesta della magistratura 



I FORUM DI VISIONEROMA – URBANISTICA: IL “CASO MILANO”

 

 

 

 

IL “CASO MILANO”


La Camera dei Deputati, il 21 novembre scorso, ha approvato il disegno di legge 1987, meglio conosciuto come “Salva Milano”, che è ora passato all’esame del Senato per l’approvazione.
Il Salva Milano nella sostanza è un provvedimento transitorio destinato a rimanere in vigore fino a quando non sarà effettuato un riordino organico della disciplina edilizia, che – nelle intenzioni (assai ottimistiche parrebbe di poter dire) della norma – dovrebbe essere approvato entro i sei mesi successivi, dopo che sia raggiunta un’intesa tra Stato e città in Conferenza unificata.
OBIETTIVO DEL SALVA MILANO: SBLOCCARE I CANTIERI A RISCHIO
La normativa sarebbe valida ovviamente in tutto il territorio nazionale ma, l’obiettivo fondamentale pare quello di sbloccare i 150 progetti che nei mesi scorsi la Procura di Milano ha posto sotto sequestro per presunti abusi edilizi.
Per fare ciò il Salva Milano prevederebbe che per l’edificazione di nuovi immobili su singoli lotti e per la sostituzione edilizia attraverso demolizione e ricostruzione con volumi e altezze maggiori di quelli consentiti dalla legge urbanistica del 1942 e degli edifici preesistenti e circostanti, i piani attuativi comunali, fino a ora necessari per la demolizione e la ricostruzione con sagome e volumetrie differenti, non sarebbero più obbligatori, se gli interventi edilizi sono realizzati in “ambiti edificati e urbanizzati”.
SEMPLIFICAZIONE O RISCHIO PER L’URBANISTICA?
Così, per costruire un grattacielo al posto di un edificio di pochi piani, sarebbe sufficiente presentare una Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) per ristrutturazione.
Nel frattempo, la legge sancirebbe la conformità urbanistica ed edilizia degli interventi che non sono stati preceduti da un piano urbanistico di attuazione, prevedendo che, a partire dall’entrata in vigore del Decreto “del Fare” (Dl 69/2013 convertito nella L. 98/2013, che ha consentito la ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione con cambio di sagoma) è considerata come ristrutturazione edilizia la totale o parziale demolizione e ricostruzione che porti alla realizzazione, all’interno del medesimo lotto di intervento, di organismi edilizi che presentino sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche, funzionali e tipologiche anche integralmente differenti da quelli originari, purché rispettino le procedure abilitative e il vincolo volumetrico previsti dalla legislazione regionale o dagli strumenti urbanistici comunali.

DOCUMENTAZIONE


 

 

 

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Giovanni Caudo

Nato a Fiumefreddo di Sicilia, provincia di Catania, 19 Luglio 1964.

Professore Associato di Urbanistica all’Università degli Studi di Roma Tre, settore disciplinare ICAR21 Urbanistica. Dal primo luglio 2013 al 31 Ottobre 2015 Assessore alla Trasformazione Urbana presso il comune di Roma Capitale

Ha ottenuto l’abilitazione nazionale per professore di prima fascia il 3 febbraio 2014. Da ottobre 2015 insegna Politiche Urbane e Territoriali al corso di Laurea Magistrale in Progetto urbano presso il Dipartimento Architettura dell’Università degli studi Roma Tre.

Da luglio 2013 a ottobre 2015 è stato assessore alla Trasformazione Urbana del Comune di Roma nominato come tecnico ed esperto. La delega affidatagli comprendeva oltre all’urbanistica, l’edilizia privata e l’edilizia sociale. E’ stato coordinatore nazionale degli assessori all’urbanistica per conto dell’ANCI. Nei circa due anni di impegno presso l’assessorato sono state predisposte circa 100 delibere di giunta e circa 60 proposte di delibera assembleare, ha promosso protocolli di intesa con i principali enti e soggetti attivamente coinvolti nelle iniziative di trasformazione urbana (tra i quali Agenzia del Demanio, Cassa depositi e prestiti, Acer e Confedilizia).

Ha promosso attività di ricerca e programmi con finanziamenti dell’Unione Europea e di partner internazionali, con il coinvolgimento dei principali enti di ricerca: Programma 100 Resilient Cities.

Collaborazione con la Fondazione Rockefeller per la costruzione di una strategia per la resilienza urbana, intesa come “la capacità di individui, formazioni sociali, attività economiche ed istituzioni che fanno parte di una città di sopravvivere, adattarsi e prosperare nonostante gli stress cronici e gli shock acuti di cui fanno esperienza”. Roma 2025- Nuovi cicli di vita per la metropoli. Partnership tra Roma Capitale, il MAXXI e 25 università, di cui 13 straniere, che attraverso Workshop svoltisi tra gennaio e giugno del 2015 hanno collaborato alla costruzione di scenari futuri per l’area metropolitana di Roma. Iniziativa conclusa con la Mostra Roma 2025 Nuovi cicli di vita delle metropoli, presso il MAXXI dal 19 dicembre 2015 al 17 Gennaio 2016. Partnership con Bloomberg Associates. Collaborazione finalizzata all’attrazione di investitori internazionale nei programmi di rigenerazione urbana. Iniziativa in corso, prosegue nel 2016. TUTUR. Progetto pilota europeo finalizzato all’utilizzo temporaneo di edifici abbandonati. Il progetto è stato finanziato nell’ambito del programma URBACT, con la partecipazione delle città di Roma (capofila), Brema e Alba Iulia. Durante l’aspettativa ha mantenuto, a titolo gratuito, l’impegno didattico del corso di Studi Urbani: spazi e comunità, presso il corso di Laurea in Architettura dell’Università degli studi Roma Tre.

 

 

 

 

Sergio Pasanisi

Architetto e urbanista, laureato con lode all’Università Sapienza di Roma nel 19882, svolge attività di ricerca e didattica presso Università e Istituti pubblici e privati. Collabora con numerose riviste e testate giornalistiche.

Tra i progetti in corso si segnalano: nuovo headquarter ENEL di Roma (con ACPV); recupero dell’ex Macello Civico e restauro di Casa Bossi di Alessandro Antonelli, a Novara; nuovo studentato a Castel Maggiore (BO).
Tra i piani urbanistici: PUC di Caserta, PUC di Foggia; PS di Massa (MS), Piani di Sviluppo Sostenibile di Sassari, Ascoli Piceno, Siracusa; Piani Strategici di L’Aquila, Ragusa e Matera; Piano di Ricostruzione del centro storico dell’Aquila; Piani attuativi di ricostruzione di Camerino (MC); Masterplan per riconversione della centrale ENEL di Montalto di Castro (con ACPV).
Tra i concorsi di progettazione: Masterplan dell’ex Fiera di Roma (con ACPV) vincitore; Concorso del nuovo ospedale di Siracusa (con Bioedilprogetti) 2° class.; Concorso internazionale del Water front di La Spezia (con Studio Valle) 3° class.;
Dal 2018 è componente, e presidente per tre anni, del Comitato per la Qualità Urbana ed Edilizia del Comune di Roma, come esperto di architettura ed edilizia.

 

 

 

Giovanni Valeri 

Avvocato nell’ambito dello Studio Amministrativista del quale è cofondatore, dalla fusione degli studi Valeri e Mannucci, entrambi operanti nel settore del Diritto Amministrativo, specializzati in Diritto Amministrativo sia per i soggetti privati (Società, Consorzi, Associazioni, persone fisiche) sia per soggetti pubblici (Comuni ed altri Enti pubblici). Laureato con la votazione di 110 e lode ha collaborato con il Prof.G.Guarino, ordinario di Diritto Amministrativo presso l’Università “La Sapienza” e si è specializzato nei settori dell’urbanistica e dell’edilizia. Iscritto all’Albo dei Procuratori Legali di Roma, degli Avvocati ed all’Albo speciale degli Avvocati Cassazionisti. 

 

 

 

 

 

Giovanni Verga

È ingegnere libero professionista e, dalla laurea conseguita presso il Politecnico di Milano ha svolto attività professionale in edilizia ed urbanistica.
Ha ricoperto incarichi politico-amministrativi: Consigliere e Assessore della Regione Lombardia dal 1980 al 1995; Assessore alla Cultura in Provincia di Milano dal 1999 al 2001; Assessore all’Urbanistica dal 2001 al 2006 e alla Casa e Demanio dal 2006 al 2011 del Comune di Milano.
È stato: Presidente della Fondazione Stelline, Presidente del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano (triennio 1998-2000 e 2018-2021) , Direttore del Giornale dell’Ingegnere. Docente presso il Politecnico di Milano nei corsi di aggiornamento in urbanistica e presso l’Università Bicocca al Master di Risorse Ambientali.
Ha pubblicato libri e saggi sui temi della Città e del territorio.
Ha coordinato il tavolo di lavoro di Assoimmobiliare per la nuova legge urbanistica nazionale.

È coordinatore del CODE (Comitato degli Esperti) per la revisione del Piano Territoriale della Regione Lombardia.

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