Autorita’ indipendenti e autonomia una riflessione che riguarda anche Roma P. Sandulli – CM
Autorità indipendenti e autonomia della cosa pubblica: una riflessione che riguarda anche Roma
di Piero Sandulli
Le Autorità indipendenti nascono per garantire autonomia e competenza al di fuori delle logiche partitiche. Ma cosa resta oggi di quella indipendenza? E quale riflesso ha sulla vita amministrativa della Capitale?
La recente vicenda della multa inflitta alla trasmissione Report porta ad interrogarci sulle Autorità Indipendenti e sulla loro origine.
Inoltre, stimola ad approfondire l’esame sul concetto di “indipendenza” coniugato con quello di cosa pubblica.
Dopo la Banca d’Italia, istituita nel ventennio, tutte le altre Autorità hanno visto la luce, a partire dalla fine degli anni Settanta, per marcare la loro differenza in chiave di autonomia rispetto alla politica.
Alle Autorità, moltiplicatesi nel tempo, sono state assegnate funzioni definite paragiurisdizionali, perché affidate ad organismi indipendenti e non sottoposti al potere politico (rectius: partitico).
Nel tempo, però, le garanzie derivanti dall’indipendenza delle Autorità sono venute meno, perché la partitica ha recuperato lo spazio perduto monopolizzando le nomine, sostituendo i tecnici con uomini e donne dei propri apparati, finendo per svuotare dall’interno le loro funzioni e facendo venire meno la loro terzietà.
A ben vedere, anche altre strutture, ipotizzate come indipendenti, sono state fagocitate dalla politica: i giudici costituzionali nominati dal Parlamento, per i quali si sono effettuate vere e proprie lottizzazioni in barba alla conclamata indipendenza dei giudici.
Anche gli assessori comunali, che con l’elezione diretta del Sindaco avrebbero dovuto essere scelti al di fuori dei consiglieri comunali eletti, per garantire competenza ed anche indipendenza di pensiero, a poco tempo dalla sua emanazione quella previsione normativa è finita nel dimenticatoio ed oggi gli assessori sono scelti tra gli eletti o comunque emanazione dei partiti.
Forse bisogna recuperare la piena indipendenza dalla partitocrazia di queste figure giuridiche ed amministrative nate per garantire competenze autonome ed indipendenti e divenute strumenti dei partiti, disattendendo in tal modo il loro compito.
Ancora una volta la separazione dei poteri viene meno a causa degli straripamenti di campo di chi non ha rispetto dei limiti fissati dalla legge.
Una riflessione per Roma
Questa dinamica non riguarda solo le istituzioni nazionali. Anche Roma, come capitale e grande amministrazione locale, soffre quando la competenza tecnica e l’autonomia gestionale vengono piegate alle logiche di partito.
Se vogliamo una città più efficiente, trasparente e al servizio dei cittadini, è necessario riscoprire la vera indipendenza delle strutture pubbliche, valorizzando professionalità e responsabilità al di sopra degli schieramenti.
Solo così Roma potrà tornare a essere un modello di buona amministrazione e di rispetto delle regole: una città che non si limita a evocare la legalità, ma la pratica ogni giorno.
Indipendenza delle istituzioni e lottizzazioni politiche: che fare?
L’articolo di Piero Sandulli offre una riflessione di ampio respiro sul tema dell’indipendenza delle istituzioni e sulla deriva partitica che, nel tempo, ha condizionato la vita di molte Autorità pubbliche.
Le Autorità indipendenti in Italia sono oggi circa una ventina — dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato alla CONSOB, dall’Autorità Nazionale Anticorruzione ad altre strutture di vigilanza e garanzia.
Mantenere queste Autorità è una scelta tuttora valida, ma lo è solo a condizione che esse siano davvero indipendenti.
Quando, invece, l’indipendenza risulta compromessa, la semplice presenza formale dell’Autorità non basta.
Anzi, può diventare controproducente: istituzioni nate per garantire tutela e imparzialità finiscono col dare l’illusione di controllo, pur non esercitandolo pienamente.
A questo punto sorge la domanda più difficile: che fare?
Riformarle? Rafforzare le garanzie? Migliorare la trasparenza? Cambiare i meccanismi di nomina?
Non esiste una risposta semplice. E anche l’idea di abolirle o ricostruirle da zero pone il problema di chi dovrebbe farsi carico della riforma, con quali garanzie e in nome di quale credibilità.
Forse, allora, non resta che affidarsi al controllo dell’opinione pubblica, alla vigilanza dei cittadini e della stampa, perché sia la collettività a misurare e a pretendere quell’indipendenza che la legge prevede ma che la prassi, spesso, svuota.
È una riflessione che, pur nascendo da un contesto nazionale, poi parla direttamente anche alla realtà romana: la capitale, infatti, ha vissuto e vive frequentemente le conseguenze della difficoltà di garantire autonomia e competenza nella gestione della cosa pubblica.
Una riflessione che stimola anche un confronto aperto su un punto che ci riguarda da vicino: a Roma la nostra amministrazione si fonda sulla competenza, sulla responsabilità, su un reale spirito di servizio, capace di sottrarsi alla logica della lottizzazione per riaffermare l’autorevolezza delle istituzioni ?
E’ certo che abbiamo alle spalle periodi amministrativi ed esperienze che hanno evidenziato grossi limiti da questo punto di vista a volte emersi platealmente nelle aule giudiziarie.
Oggi indubbiamente c’è una situazione notevolmente migliorata anzi si può affermare totalmente rinnovata, ma la strada per l’affermazione di metodi fondati sui criteri prima richiamati è ancora da completare.
CM
