Coronavirus e Società Parte I II III Elena Battaglini

Coronavirus e Società Parte I II III Elena Battaglini

 

Chi è nemico di chi? Claudio Minelli di Visioneroma (www.visioneroma.it) incontra la sociologa Elena Battaglini “I nomi, le parole che usiamo danno corpo alle cose e ci orientano nelle nostre azioni. Nomi come “nemico”, “virus”, “guerra al virus” quasi pretendono di rinchiudere in vasi sigillati il contenuto di ciò che nominano. Ma cosa succede in quei momenti in cui vengono messe in discussione le premesse stesse della lingua con cui parliamo ?

 

 

PARTE I

 

 

PARTE II

Politica e Politiche di fronte alla metamorfosi del mondo, Visioneroma (www.visioneroma.it) incontra la sociologa Elena Battaglini: “Il coronavirus sta sottolineando, come un evidenziatore su un libro, differenze e relazioni. Differenze: la soglia in cui ci troviamo permette a tutti noi di osservare le differenze tra le politiche, che hanno caratterizzato la nostra vita fino ad una settimana fa, e la politica che riterremmo ora necessaria; Relazioni: i cori dai balconi di oggi faranno da sfondo alle relazioni di domani? Quale governance per l’infrastrutturazione della cura? Potremmo contare su singoli salvatori in una classe politica o è proprio il mito dell’eroe, oggi ad essere sotto scacco? Nessuno può dare risposte, adesso contano solo le domande. Ma questo Coronavirus non può certo farci smettere di pensare

 

 

PARTE III

Emergenza come opportunità e desiderio di cambiamento. Visioneroma (www.visioneroma.it) incontra la sociologa Elena Battaglini. CRISI COME AMORE DEL LONTANO: Non è il tempo di risposte, è tempo di crisi. Questa parola (dal greco κρίσις) che ci è arrivata addosso come una mannaia, ha una lunga storia. Originariamente indicava la separazione del frumento dalla paglia e dalla pula. Separare, scegliere: un processo in sé, quindi, un’idea di evoluzione delle cose nel tempo. Nel lockout, molte immagini, anche solo di dieci giorni fa, ci spiazzano per la loro irrealtà, né possiamo sapere cosa sarà di loro. Sono dunque saltati il prima e il dopo: è finito il tempo lineare, quello che (mal)trattiamo come fine futuro e che pensiamo determinato ineluttabilmente dal passato. Penso che questo sia il tempo del presente, del qui e adesso, è tempo di desiderare. Un desiderio però che, come nel Canto della notte di Nietzsche, è sete di notturno e di dover essere luce: è amore del lontano, dell’uomo a venire, amore di ciò che ciascuno porta in sé di più lontano

 

 

 

 

 

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