LE POLITICHE SOCIALI A ROMA NEL FUTURO PROSSIMO

Una “visione” sulla gestione delle Politiche Sociali nella Roma del futuro prossimo, elaborata da Michelangelo Guzzardi – VISIONEROMA

 

È stimolante impegnare il pensiero sulle tematiche sociali, proprio in questo periodo che ci vede tutti uniti nell’incertezza di un futuro, verso cui tutti guardiamo nella convinzione che sarà migliore, rispetto a quanto abbiamo vissuto sino all’esplosione della pandemia da covid19.

Magari preoccupati, ma onestamente, nella maggior parte dei casi, protesi ad una solidarietà verso il prossimo e ad una voglia di ricostruire, mai viste sino ad ora.

 

Non è difficile prendere atto di come nell’emergenza spunti nuova e più ampia solidarietà, valore che troppo spesso, nella meccanicistica elaborazione delle realtà che si muovono nel sociale, viene sopraffatto da due enormi problemi, l’inefficienza e la mancanza di regole (che spesso sfocia nell’illegalità).

 

Dando per assunto che i Dipendenti Pubblici Comunali e Regionali, da sempre, non risparmiano né competenze, né energie, nel portare avanti progetti ed incombenze collegate alla loro professione, a mio avviso, con la fine della seconda Giunta Veltroni, è come se in tema di Politiche Sociali, forse per una minore sensibilità politico-culturale di parte dei Vertici Politici locali sino ad oggi succedutisi, è come se in una mal interpretata realizzazione del decentramento delle competenze in tema di “sociale” ai Municipi, abbia visto attenuarsi la capacità di coordinamento, che Assessori come, ad esempio, Raffaella Milano ed Ileana Argentin al Comune di Roma e Luigina Di Liegro alla Regione Lazio, erano riuscite a realizzare, elevando i temi del “Sociale” ai livelli strategici nella caratterizzazione di quel periodo della storia amministrativa del Comune di Roma e della Regione Lazio.

 

Vorrei partire, nell’intento di “abbozzare” qualche proposta pratica, dal racconto di alcune “emergenze” con cui mi sono trovato personalmente a misurarmi.

 

Perché non ricordare uno dei tanti esperimenti di intervento nelle periferie, determinato dall’emergenza abitativa, in cui si riuscì a raccordare in Consiglio Comunale il voto unanime di maggioranza ed opposizione a supporto del finanziamento di Progetti Pilota, che nella parte finale della seconda Giunta Veltroni, riuscirono a dare inizio ad un percorso di ricostruzione di sane dinamiche sociali, di percorsi di legalità e sicurezza urbana (blocco delle occupazioni abusive e tutela delle fasce sociali più esposte a soprusi) e ricucitura di un rapporto di fiducia tra la popolazione e il Comune di Roma.

Mi riferisco agli interventi sul Complesso di Santa Palomba, dove per varie situazioni di emergenza abitativa, erano stati alloggiati nuclei familiari e singoli, provenienti da varie zone della nostra Città.

La presenza su quel territorio, di persone dedite a varie forme di illegalità, soprattutto nell’occupazione abusiva non solo di alloggi liberi, ma anche di quelli regolarmente assegnati ed abitati, attraverso soprusi e stratagemmi di vario genere, insieme al sentimento diffuso tra la popolazione, di sfiducia verso l’Amministrazione, anche per la mancanza di attività commerciali e servizi di base sul territorio di riferimento, impose la necessità di una seria riflessione, che portò l’Assessorato alle Politiche Abitative, in collaborazione con l’allora Comandante della Polizia Municipale dell’allora XII° Municipio (competente su Santa Palomba), il Dr. Massimo Ancillotti, attuale Vice Comandante della Polizia di Roma Capitale, la creazione di un progetto atto a fronteggiare e risolvere la grave situazione venutasi a creare.

Fu rapidamente approvato nelle Sedi Istituzionali, l’apertura di un Distaccamento della Polizia Municipale, completamente attrezzato e presidiato negli orari d’ufficio da un Funzionario e da due Agenti della Polizia Municipale di Roma. Dotati di computer collegato in rete con il Corpo e con l’Amministrazione Capitolina, di apparati radio ricetrasmittenti, nel periodo della loro instancabile presenza su quel territorio, i Vigili esercitarono un’encomiabile azione di prevenzione e repressione dei reati, in raccordo con i Carabinieri dei Comandi locali e con l’Assessorato promotore.

La preparazione e l’umana disponibilità del Personale impegnato nel Servizio a Santa Palomba, fece sì che il Presidio fungesse anche da avamposto dei Servizi Sociali e di punto di informazione di Comune e Municipio.

Purtroppo, immediatamente dopo la fine della seconda Giunta Veltroni, con l’arrivo in Campidoglio della Giunta Alemanno, il progetto non fu rifinanziato e Santa Palomba ritornò preda delle dinamiche imposte dall’illegalità e dall’irresponsabile attività di politicanti, che attraverso un’intensa attività di disinformazione, pretestuosa e faziosa e non accompagnata da ulteriori attività di supporto istituzionale a quella realtà, così bisognosa di assistenza.

 

L’esperienza di Santa Palomba è rimasta, nel mio immaginario, un esempio di impegno coraggioso, politicamente illuminato ed estremamente audace, per contenuti e rapidità di intervento, da cui si potrebbe ripartire per allestire presidi comunali nelle zone dove sarà necessario, ma solo questo non basta.

 

È fondamentare, come già espresso, guardare al futuro con spirito di positiva propositività e seppure la constatazione di tante carenze radicatesi nel mondo del “Sociale”, è per noi doveroso analizzare, ma immediatamente passare alla proposta efficace ed all’azione.

 

Fa rabbia, passare davanti alle sedi delle varie Caritas Parrocchiali, dove vengono distribuiti cibo e vestiario e trovare lungo le strade limitrofe, capi di vestiario o oggetti di uso comune appena ricevuti in dono e abbandonati sulla sede stradale da chi li ha ricevuti.

 

È evidente e scoraggia constatare che soprattutto le Parrocchie, nel doveroso esercizio della Carità (non sempre apprezzato da chi ne beneficia), si trovino ad elargire donazioni o medicinali (attraverso buoni di credito spendibili nelle farmacie di prossimità) in favore di soggetti che prendono i medicinali e poi (purtroppo e spesso) se li vendono nei loro ambiti di provenienza, così come accade anche per il cibo.

 

Non c’è tempo da perdere se, nell’imminente periodo “post covid19”, si vuole affrontare con efficacia l’enorme afflusso di richieste di assistenza da parte di persone colpite dal disastro economico incombente.

L’urgenza dei tempi impone di non lasciare alla “buona volontà”, ad esempio delle Caritas Centrali e Parrocchiali e dei loro meritevoli Volontari, o alla Sant’Egidio o a qualsiasi altra Organizzazione Benefica Laica o Confessionale che sia, l’onere della distribuzione di cibo o di beni di prima necessità.

Va velocemente pensato e messo in piedi, dando fondo alle migliori esperienze maturate sul campo da chi nel Sociale è già efficacemente presente, in raccordo con chi si occupa di Sociale nell’Amministrazione Locale, un Coordinamento Centralizzato a livello Comunale, che definisca gli indirizzi gestionali e di intervento, prevedendo il censimento dei fornitori e delle risorse da distribuire, affidando ai Municipi il supporto ed il controllo delle attività di Assistenza sui vari territori, che verranno realizzate nei locali messi a disposizione da Entità varie impegnate sul fronte della carità e del volontariato, in favore di un’Utenza che dovrà essere, a sua volta, censita e nel contempo supportata anche sul piano socio-sanitario (in raccordo con le ASL) .

 

In tal senso un’Amministrazione Comunale avveduta dovrà, a nostro avviso, assumere sempre di più un ruolo di regolamentazione e coordinamento organico dei Soggetti partecipanti alle funzioni di Assistenza Sociale, determinando criteri di intervento e di svolgimento delle attività assistenziali, stabilendo standard di qualità nell’erogazione dei Servizi, criteri di azione e di controllo, censimento dei Soggetti facenti parte della Rete della Pubblica Assistenza e messa in rete degli stessi al fine di evitare sovrapposizioni di funzioni, dispersione di energie, oltre che favoreggiamento di piccole speculazioni da parte di bisognosi, che saltando da una realtà all’altra, accaparrano cibo e materiali, facendone poi commercio in favore di propri simili, timidi verso un approccio con il “Sistema dell’Assistenza”. Oltre, naturalmente, ad evitare sciacallaggi da parte (vedi “mafia capitale”) di quei soggetti, purtroppo spesso manovrati politicamente, che individuano nei Servizi Sociali, fonte ricca di speculazione e reddito ed evitare duplicazioni ed inefficienze.

 

Alcuni fenomeni di grave disagio sociale sono collegati a dipendenze da droga, alcol e soprattutto dalla malattia mentale. Osservando il problema, si evidenziano “zone d’ombra” nella gestione dell’intervento su chi vive in queste condizioni

Ciò, a mio avviso, prenderebbe forma nell’apparente scollamento tra le Autorità sanitarie (ASL e Regione Lazio) e i Servizi Sociali (Comune e Municipi).

La soluzione a tale “gap”, realizzabile nell’ottica di un miglior raccordo tra gli Enti competenti, andrebbe a creare una “rete di assistenza” a tutela di cittadini che non solo sono pazienti, ma anche emarginati sul piano sociale, troppo spesso abbandonati al loro destino, senza speranze di assistenza, di recupero e di reinserimento in famiglia, oltre che in attività lavorative ed in contesti di aggregazione virtuosi.

Da ciò ne deriva che l’Assessorato ai Servizi Sociali del Comune in raccordo con l’omologo Assessorato regionale, con l’Assessorato regionale alla Sanità ed alle ASL, dovrà allestire un servizio informatico per mettere in rete tutti gli omologhi dei municipi, le Associazioni di volontariato, le Organizzazione cattoliche (Parrocchie, Caritas e Associazioni) e le varie Cooperative coinvolte, per razionalizzare e rendere efficiente l’Assistenza sociale che dovrà essere guidata da una “Cabina di Regia” coordinata dall’Assessore Comunale alle Politiche Sociali, a cui afferiranno interdisciplinarmente anche Funzionari di altri Assessorati, che analogamente a quanto avviene per quanto riguarda il “Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza” coordinerà tutti gli interventi necessari nel Sociale sul proprio territorio di riferimento . Tutto ciò in raccordo con quei presidi di vigilanza decentrati che verranno istituiti a livello di Municipi, su tutto il territorio Comunale, con particolare e rafforzata presenza nelle zone più disagiate, agendo da avamposto sul territorio delle istituzioni Comunali, per ricostruire una Rete Sociale in grado di fornire certezze alle fasce di popolazione in difficoltà.

 

In tale contesto, la sempre più precaria situazione delle emergenze sociali, specialmente nel periodo storico che stiamo vivendo e soprattutto nel futuro prossimo, quando l’inevitabile crisi economica che ne conseguirà si manifesterà sulle categorie più deboli, indicano a chi dovrà occuparsi di Politiche Sociali la necessità di monitorare e censire in maniera capillare tutta quella parte di popolazione, che presentandosi ai Soggetti erogatori di Assistenza, dovranno essere identificati e tracciati.

Ciò renderà molto più equo e razionale l’intervento realizzato, favorendo i meccanismi di approvvigionamento, gestione e distribuzione dei beni da elargire.

 

Sul piano dei Servizi, soprattutto per quanto riguarda quelli Socio-Sanitari, il censimento dell’Utenza, sarà di grande aiuto ai fini dello studio dei fenomeni da affrontare e dell’organizzazione delle realtà che dovranno occuparsi di erogare un’Assistenza qualificata, non episodica e finalizzata alla soluzione dei problemi e non ad interventi palliativi solo sulle emergenze.

 

Visioneroma ha in sé materiale umano ed esperienze in grado di dare sviluppo a questa delicata tematica, nella certezza di poter mettere a disposizione di Chi domani dovrà occuparsene, contributi in termine di idee e soluzioni ed in grado di poter avviare nell’immediato, un vero e proprio “Progetto Pilota del Sociale a Roma”.

 

Michelangelo Guzzardi

Roma 02 Aprile 2020

 

 

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