LE LETTURE DI UGO
LE LETTURE DI UGO
RUBRICA A CURA DI ANTONIO BOTTONI
OGNI SETTIMANA VENGONO PRESENTATI UN LIBRO ED UNA FOTOGRAFIA
CLIKKARE SULL’IMMAGINE DEL LIBRO PER ACQUISTI ON LINE
Interno di una casa del ‘400 in via dei Coronari Foto di Carlo Guerrieri
L’uomo in questione è un professore universitario: Ranuccio Bianchi Bandinelli, massimo studioso italiano d’arte romana e tra i padri dell’archeologia moderna. Il che, negli anni trenta, faceva di lui un personaggio di cui il regime fascista andava fiero… Salvo che il professore, era un convinto antifascista.
La fontana della dea Roma, Foto pubblicata da Marinella Sgarroni
Il desiderio della città ideale ha attraversato la storia e se ne sono occupati filosofi, artisti, letterati, architetti, politici e scienziati sociali. L’utopia di Tommaso Moro ha segnato il mondo nuovo della modernità che il Rinascimento e le scoperte geografiche sembravano rendere possibile. Nel ‘700 l’Illuminismo ha offerto al mondo un futuro segnato dalla ragione e dalla scienza di cui la città è considerata simbolo e precipitato. Saranno i filosofi e gli architetti a rendere visibile il sogno della città perfetta che il secolo successivo farà proprio anche grazie ai grandi mutamenti politici che, però, insieme alle speranze alimenteranno anche gli incubi. Le utopie producono la propria negazione con le distopie. A partire dal ‘900 saranno le scienze sociali a riflettere sulle potenzialità e i limiti del sogno utopico, spesso centrato sulla tecnologia, di una città ideale di un futuro prossimo venturo. A far sognare contribuirà anche il cinema. Il libro conduce per mano il lettore in questa avventura con una grande ricchezza di riferimenti e di testimonianze per portarlo a chiedersi se sia oggi veramente possibile costruire una città in cui valga la pena vivere
La cultura ci sostiene pubblicata da Pillole di cultura
Sei prestigiosi intellettuali di destra si sono confrontati con sette prestigiosi intellettuali di sinistra esponendo il proprio punto di vista su questa dicotomia e sui concetti più cari alla destra (Dio, Patria, Famiglia) e alla sinistra (Libertà, Uguaglianza, Felicità).
Destra e sinistra riacquistano senso. Dopo più di trent’anni, un’altra Guerra fredda distanzia l’Occidente dall’Oriente e rende conflittuali i reciproci rapporti. Intanto, per la prima volta nell’Italia repubblicana, tre partiti di destra hanno vinto le elezioni e tre formazioni di sinistra sono costrette a fare i conti con se stesse, a precisare la loro identità, a formulare un loro modello identitario di società, a progettare una loro strategia. La crescita delle disuguaglianze, la crisi del neoliberismo, il bipolarismo, tutto cospira verso un ritorno al primato della politica sull’economia costringendo entrambi i poli ad assumere contorni più definiti, ad abbandonare il consociativismo e adottare metodi più radicali. Dunque, destra e sinistra riacquistano senso. E, per esplorare il significato di questo ritorno, sei prestigiosi intellettuali di destra si sono confrontati con sette prestigiosi intellettuali di sinistra esponendo il proprio punto di vista su questa dicotomia e sui concetti più cari alla destra (Dio, Patria, Famiglia) e alla sinistra (Libertà, Uguaglianza, Felicità).
Foto dell’anno pubblicata da Open Arms
Sette piccoli capolavori da non mancare Sette luoghi da non perdere Sette personaggi dimenticati Sette date da tenere in memoria Sette perdite dolorose che hanno amputato la capitale d’Italia. «Roma, non basta una vita», come si sa, ma proprio per questo offre ancora l’ebbrezza di scovare curiosità sconosciute. Per uscire dagli itinerari consueti e provare il gusto della scoperta, il piacere dell’insolito o dell’ignoto, l’autore ci svela tanti piccoli e reconditi angoli della città: percorsi inediti per passeggiate curiose che ci possiamo regalare in qualche giornata romana. Dall’ultima e mirabile fontana di Gian Lorenzo Bernini, ignorata da tutti, al chiusino stradale sull’Aventino, dove ci si può calare nell’abitazione privata dell’imperatore Traiano, ancora totalmente affrescata; da una chiesa di Borromini, rimasta incompiuta, che custodisce una copia della Sindone e ora è un albergo di lusso ai piedi del Gianicolo, al Grand hotel di via Veneto dove nella sala da ballo fanno capolino, dipinti in grandezza naturale, 78 personaggi del bel mondo degli anni Venti.
In politica le istituzioni assumono spesso l’impronta di chi le rappresenta. Questo è tanto più vero per la Presidenza della Repubblica così come è regolata nella Costituzione italiana. Il ruolo che i costituenti assegnarono al capo dello Stato nel nuovo sistema politico non è privo nella sua indeterminatezza di qualche ambiguità, ma proprio grazie a essa chi è stato investito dell’alta carica ha potuto esercitarla secondo la sua interpretazione della necessità degli interessi talvolta mutevoli del paese. In questo volume, un’analisi approfondita delle personalità di coloro che sono stati chiamati di volta in volta a occupare la massima carica dello Stato e della loro attività nell’arco dei rispettivi mandati, ma anche un’indagine e una riflessione sulle forze e sulle istituzioni che sono state o sono al centro delle vicende politiche del paese, giudicate dall’angolo visuale del Quirinale. Attraverso documenti d’archivio spesso inediti, memoriali e testimonianze dei protagonisti si ripercorrono tutte le tappe salienti delle varie presidenze: dalle “prediche inutili” di Einaudi agli anni di Gronchi e della crisi Tambroni; dal “mandato breve” di Segni e dai retroscena del “piano Solo” alle clamorose dimissioni di Leone; dalle esternazioni irrituali di Pertini ai misteri del settennato di Cossiga; dalle aspre polemiche degli anni di Scalfaro fino al delicato e complesso settennato di Napolitano.
“La giacca, la camicia, la salita in paese dopo la campagna… La dignità di un uomo d’altri tempi” Civita (CS) Foto Francesco Mangialavori
Gli oggetti hanno un’anima e una storia che passa attraverso le mani degli artigiani che li hanno forgiati e di coloro che li hanno usati. Ecco il senso dell’archeologia: far parlare il tempo attraverso le cose, per ricostruire l’impossibile fotografia del passato.
Frammenti di vita quotidiana, tracce di rituali religiosi, di attività economiche e di relazioni tra persone e con l’ambiente: gli oggetti portano il segno di quanto avvenuto nel tempo in cui furono creati e delle loro funzioni all’interno della comunità. Come schegge di uno specchio ci restituiscono l’immagine di quello che siamo stati e ci aiutano a dar forma al passato. Per riannodare i fili di questi mondi lontani e poco riconoscibili è necessario un lavoro lungo anni. Oltre quaranta sono quelli che Marcella Frangipane ha trascorso sul sito di Arslantepe in Anatolia, dove sorge il palazzo pubblico più antico del mondo: un viaggio nel tempo – che risale al V millennio a.C. e oltre – e nello spazio – esteso a tutto il territorio della Mezzaluna fertile – alla scoperta delle prime civiltà umane e di quei fenomeni politici e sociali che ancora regolano le nostre vite. Dieci lezioni dall’archeologia dei tempi più antichi per capire come siamo arrivati fin qui e come potrebbe essere il nostro domani.
Circo Massimo foto pubblicata in Rock
Ci aveva visto giusto Andy Warhol, quando aveva detto questa frase. Come se stesse pronunciando una profezia, l’artista aveva già anticipato il tratto fondamentale della nostra quotidianità. La fama non è più difficile da raggiungere, e si trionfa sui social con una semplicità sbalorditiva. Basta poco per essere condivisi su internet, basta partecipare ad un talent mediocre per arrivare nelle case di tutti noi, e per avere, anche se per poco, della notorietà. Non troppa, perché la fama è impegnativa, ma quanto basta per dire “io ci sono, esisto, e non sono come gli altri” mentre in realtà l’unica differenza con gli altri, forse, è che “gli altri” hanno quel poco di buonsenso necessario a non condividere le proprie (in)capacità con il resto del mondo. Siamo una società che si annoia in fretta, che pretende la novità al ritmo di un click, che agogna il nuovo costantemente e che cerca sempre l’ennesimo oggetto da idolatrare, feticcio da santificare e sul quale scaricare la propria tensione e che ci permette di distrarci dalla monotonia delle nostre giornate. Ennio Flaiano, aveva già previsto nel 1954, la degenerazione della società dello spettacolo.
Se questo è un marciapiede foto pubblicata da Roma Today
Sogno notturno a Roma racconta i traumi subiti dalla città, proclamata capitale del Regno d’Italia nel 1871, attraverso una ricognizione notturna dei luoghi più devastati dalle demolizioni e dalle ristrutturazioni attuate a partire da quell’anno fatale. Cinque personaggi, non tutti umani, compiono insieme un cammino nel cuore di Roma, al di fuori del tempo reale, lungo un percorso che parte da piazza Venezia e ritorna, dopo un ampio giro, a via dei Fori Imperiali. Attraverso dialoghi e digressioni storiche si esplorano così i vuoti urbani creati nella convinzione di “risanare” Roma e farne una città moderna. Si racconta come, nonostante le più autorevoli proteste, sia stata demolita un’enorme area intorno al Campidoglio di incomparabile pregio storico e artistico, comprendente gran parte dei più antichi rioni, quali Campitelli, Pigna, Trevi, Monti, con tutte le loro reciproche connessioni. Una grave ferita alla comunità storica che ha fatto di Roma una città unica al mondo.
Proposto da Paolo Portoghesi al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Il libro di Annarosa Mattei, Sogno notturno a Roma 1871-2021, pubblicato da La Lepre Edizioni, ha insieme il carattere del saggio e del romanzo e – a mio parere – merita pienamente la segnalazione in quanto unisce al valore letterario quello storico critico illustrando con scrupolo filologico le trasformazioni che la città ha subito dopo l’avvento di Roma capitale. Il modo in cui gli avvenimenti sono raccontati coinvolge personaggi simbolici e immaginari come un gatto e un gabbiano e fa entrare il lettore in una parte della città, ricca di monumenti significativi, barbaramente distrutta per far posto al Monumento nazionale a Vittorio Emanuele II, poi battezzato Altare della Patria. Proprio lì – ai piedi del futuro monumento – c’era la zona della città scelta da molti artisti per risiedervi, a cominciare da Michelangelo, che aveva la sua casa a Macel de’ Corvi, fino a Pietro da Cortona, che aveva costruito un palazzetto che univa il carattere popolare a una graziosa intonazione aulica. Annarosa Mattei, autrice di numerosi romanzi, raggiunge in questo libro la doppia qualità di fantasiosa narratrice e di acuta storica e critica, descrivendo i sapori della città quotidiana cancellati dalle ambizioni monumentali e indicando nelle frettolose trasformazioni promosse dal nuovo Stato le premesse per quella crescita caotica che contraddistinguerà la città alla fine del Novecento.»
Appia antica foto pubblicata da Simone Quilici
Il volume storico “Vedere Oltre”, attraverso importanti e spesso inedite testimonianze documentali, ripercorre gli ultimi 150 anni dell’istituto per i ciechi S. Alessio all’interno della storia del nostro Paese, tratteggiando con significativa evidenza l’evoluzione dell’approccio al tema della disabilità sensoriale nelle varie fasi storiche. La ricerca, frutto di un lungo lavoro portato a termine dallo storico prof. Luigi Scoppola Iacopini, contribuisce a conservare la memoria di persone, fatti ed interventi volti a sostenere chi al S. Alessio ha potuto coltivare le proprie abilità, ricevere assistenza e formazione professionale, grazie ad iniziative messe in campo per l’integrazione dei disabili sensoriali. Da qui si apre una nuova stagione, quella del “vedere oltre” della quale il S. Alessio è protagonista grazie al contributo che offre in termini di innovazione culturale, affinché l’approccio alla disabilità sensoriale possa essere sempre più partecipativo ed inclusivo. L’appendice fotografica – con immagini d’epoca e documenti di archivio – chiude il volume.
Via Panisperna, foto di Fausto Corini
A distanza di pochissimi mesi dal clamoroso epilogo del suo mandato, Ignazio Marino ha scritto la sua verità. Un racconto, duro e senza censure, che rivela le resistenze che ha trovato e svela quelle che alla fine lo hanno eliminato; l’analisi, punto per punto, di una stagione del governo di Roma che voleva marcare un cambiamento assoluto; il ricordo, commosso e grato, di tutti coloro (cittadini e assessori) che hanno partecipato insieme a lui a questa avventura e lo hanno sostenuto fino in fondo. La sua visione di una città che può uscire dalla palude e presentarsi al mondo come grande capitale europea proiettata nel futuro. Il sogno spezzato della sua amministrazione, da quando strappò la guida di Roma a Gianni Alemanno, fino alle firme da un notaio dei consiglieri del Pd con alcuni della destra, che insieme ne determinarono la caduta. Una vicenda che ha tenuto banco per mesi su tutti i media nazionali e internazionali, in un crescendo di attenzione che ha reso il sindaco Marino una delle figure pubbliche più riconoscibili e dibattute. Eppure, non è mai stato semplice incasellarlo in una definizione: un sindaco fuori posto, non capito da tutti i romani e accoltellato dal suo stesso partito? O un sindaco onesto, assediato dal sistema di potere di Mafia Capitale, sostenuto dai cittadini e tradito clamorosamente da chi lo doveva difendere? Un sognatore ingenuo, un puro e duro, un tecnico, un politico, un marziano a Roma? In un racconto serrato, pieno di dettagli sulla vita e l’amministrazione della capitale, Marino disegna un ritratto esplosivo, ma niente affatto scandalistico, della politica romana e non solo. Forse per la prima volta un sindaco racconta in dettaglio la complessità e l’urgenza delle decisioni quotidiane, la pressione delle influenze dietro le quinte, le difficoltà di far comprendere e accettare il cambiamento, i rapporti di forza, i meccanismi non meritocratici, che ha cercato di cambiare, alla base di tante nomine. Senza paura di fare nomi e cognomi. “Sono sempre stato un testardo. E i testardi possono vincere o perdere ma non riescono a galleggiare: emergono o affondano.”
p.s.
Certamente l’esito finale di questa esperienza è deprecabile, certamente Marino ha cercato di prendere le distanze da prassi altrettanto deprecabili di chi lo aveva immediatamente preceduto, ma a lui può essere addebitato di aver aperto le porte al populismo dei successivi pentastellati e di non aver valorizzato le esperienze positive dei due grandi sindaci Rutelli e Veltroni che avevano governato Roma prima di lui.
c.m.
Il populismo è stato vieppiù originato da chi ha causato l’irrituale epilogo.
a.b.

“Vista del foro” pubblicato da Nostalgia di Roma mia
La rivoluzione digitale e gli sconvolgimenti pandemici hanno cambiato l’idea stessa del viaggio. Dentro la crisi, Roma e l’Italia possono immaginarsi meta del Grand Tour del futuro. Un laboratorio permanente dell’innovazione, alimentato dalla memoria del passato. Il luogo in cui la classe creativa globale impara l’arte della mescolanza. Un itinerario tra scuole e università, botteghe e imprese, musei, istituti delle conoscenze storiche, ambasciate dei saperi diffusi. Per fare del turismo un’esperienza trasformativa.
La fontana a tre cannelle, foto di Emilia De Santis in Foto Romane
Siamo nel pieno di quella che papa Francesco ha definito una catastrofe educativa: molti adulti si sentono sperduti, impreparati, quasi impotenti di fronte alle nuove generazioni e i giovani si trovano senza punti di riferimento sicuri. In un mondo che cambia con rapidità, è più che mai necessario ripensare il difficile compito di educare. Ripercorrendo quanto scritto negli ultimi trent’anni, mescolando ricordi personali e pubbliche riflessioni, Paolo Crepet offre il frutto della sua lunga esperienza, delineando quello che in molti hanno definito «il metodo Crepet». Un lungo viaggio, che pone al centro il bisogno di ripensare la genitorialità, la scuola, il rapporto tra le generazioni, il futuro. Non possiamo ignorare che la necessità di un profondo cambiamento si scontri con resistenze, timori, egoismi difficili da vincere, freni che privano bambini e ragazzi del diritto di far nascere i propri sogni e di coltivarli, affidandosi alla capacità di sentire le proprie emozioni e di lasciarsi coinvolgere dalla passione per un progetto di vita. Serve dunque la forza di una voce critica, anche scomoda, che scuota da questo torpore educativo e aiuti a invertire la rotta. Le pagine di Lezioni di sogni vogliono essere dunque spunti, provocazioni, richiami, un’occasione per riflettere sul futuro delle giovani generazioni. Che cos’è il talento e come supportarlo? Come gestire il rapporto con la tecnologia e i social media? Come educare alla gentilezza, al rispetto, alla complessità? Sono solo alcuni degli interrogativi a cui nessuno può sottrarsi, perché «i bambini ci guardano e imparano da noi bellezze e viltà». Paolo Crepet scrive perciò questo libro «come un portolano utile, per naviganti impauriti da vecchie e nuove tempeste, per chi voglia riafferrare il bandolo di una matassa troppo strategica perché sia lasciata all’ignavia degli indifferenti».
Giovani, Foto pubblicata da The Roman Post
“Pierre Froment, giovane abate vissuto nei quartieri più degradati di Parigi, scrive un libro ispirato a ideali di giustizia sociale e carità cristiana, “Roma novella”, subito messo all’Indice dalla Chiesa. Giunto a Roma per difendere la propria opera e ottenere udienza da papa Leone XIII, si renderà conto che il suo lavoro non potrà mai ottenere l’approvazione di quel Cattolicesimo attento a difendere il proprio potere temporale. Alle vicende dell’abate Froment, ospite nel Palazzo Boccanera in via Giulia, si intreccia la tragica storia d’amore dei cugini Dario e Benedetta, alla ricerca di un’impossibile felicità. L’incredibile, dimenticato capolavoro del maestro del naturalismo.” (Prefazione di Emanuele Trevi)
L’asino che vola dal Blog Pazza di Roma
Tra i luoghi che scopriremo con Andrea Carandini: Le case del re dei sacrifici e di Tarquinio Prisco; Grandissime corti porticate; Banchine sul Tevere; Il maggiore tempio di Roma e dell’Impero; Saloni da pranzo della domus Aurea; Il Pantheon di Augusto ricostruito da Adriano; Giardini in forma di teatro e d’ippodromo; Suites di sale; Due tempia del divo Augusto, a due angoli del Palatino; Dove dormivano le vestali; Il luogo della Velia; La tomba di un fornaio; Dove la plebe riceveva il grano; La nave di Enea e il suo ricovero.
Geometrie inattese a Sant’Agnese in Agone, foto di Antonio Bottoni
La giovinezza è un’età piena di incertezze, ma anche di speranze e desideri di protagonismo. Questo è ancor più vero oggi, in un’epoca attraversata da profonde trasformazioni. In un sistema costellato di nuovi rischi e nuove opportunità, caratterizzato da eventi imprevisti – la pandemia, il conflitto Russia-Ucraina –, i giovani stanno costruendo il proprio percorso di vita. L’edizione 2023 del Rapporto dell’Istituto Toniolo indaga come essi vivano e interpretino i cambiamenti in atto e quali ricadute questi abbiano non solo sulle condizioni oggettive ma anche su preferenze, obiettivi e significati del loro essere e agire nella società e nel mondo del lavoro. Il volume affronta il modo di apprendere e la formazione di nuove competenze; l’idea di lavoro e di realizzazione professionale; l’idea di famiglia e la propensione ad avere figli; l’impegno sociale e l’organizzazione dal basso dei movimenti di cambiamento, in particolare sul tema dell’ambiente; la fiducia verso le istituzioni e le aspettative sul nuovo governo. I dati rilevano le specificità interne del contesto italiano, in un continuo confronto con le realtà di altri paesi europei.

Blitz di ultima generazione, la protesta davanti al Senato foto pubblicata da Fanpage
Come molti altri artisti dell’Europa del Nord, Hans Christian Andersen compì il suo grande viaggio di formazione nelle città d’arte italiane non appena questo gli fu economicamente possibile, e ciò avvenne nel 1833. Il suo primo vero viaggio fuori dalle frontiere danesi – a eccezione di una breve esperienza in Germania compiuta un paio d’anni prima – lo portò tra l’altro a Roma, dove soggiornò alcuni mesi. Ma contrariamente a quanto avveniva per i suoi contemporanei, che delle esperienze all’estero – per esempio in Italia e a Roma – si nutrivano per tutta la vita, per Andersen questo soggiorno fu solo il primo di una lunga serie, perché di ogni viaggio lui riusciva a nutrirsi solo fino a quello successivo, che cominciava a sognare o talvolta a progettare non appena tornato a casa. Nel corso dei suoi numerosi viaggi lo scrittore è stato ben sette volte all’interno dei confini di quella che attualmente è la repubblica italiana e per quattro volte soggiornò a Roma, una delle città che gli furono più care. Il libro contiene 40 illustrazioni originali dell’Autore.
Sant’Agnese in Agone, foto di Sarapatrizia Tortoriello
Da uno degli architetti italiani contemporanei più noti e studiati, purtroppo scomparso in questi giorni ( giugno 2023), il racconto di Roma in un affascinante viaggio tra storia e memoria, critica e autocritica, elaborazione progettuale e studio, vicende private e professionali.
La Roma descritta da Paolo Portoghesi in questo volume ha varie stratificazioni. La più profonda, quella più intima e personale, va dal dopoguerra a oggi, dalla casa dei nonni dietro Largo Argentina agli incontri con le personalità che hanno plasmato l’immagine della capitale nel secolo scorso, come Bruno Zevi, Giulio Carlo Argan, Renato Nico-lini e Ludovico Quaroni. C’è poi il racconto della Roma immaginata e solo progettata (il quartiere della Valchetta, Casal di Gregna), accostata senza soluzione di continuità alle opere portate a termine come la Grande Moschea, il più esteso luogo di culto islamico in Europa, a pochi passi dal cuore della cristianità. Infine, in superficie, la conoscenza dello storico dell’architettura e l’immaginazione del progettista si uniscono per immaginare la Roma del futuro, nella consapevolezza della sua inesauribile capa-cità di rinascere dalle proprie rovine. Attraverso un racconto che è soprattutto un atto d’amore, Portoghesi riesce nell’impresa di gettare nuova luce su una delle città più studiate e raccontate della storia, e pone le basi per «la motivata percezione di un possibile risveglio» di Roma, scaturita dalla «stabile e prolungata posizione di ascolto, dal fatto di aver passato una parte della vita a rivolgere domande alla città, studiandone la forma e la storia, e di aver conquistato un piccolo spazio in cui arrivano continuamente messaggi provenienti da quell’insieme di esistenze, di segni, di edifici, di strade, di piazze, di paesaggi, che formano una misteriosa unità.
Casa Baldi foto pubblicata da Archidiap
La costruzione dei lotti dell’Istituto Case Popolari, la vita quotidiana, le botteghe, i vicini di Tor Marancia, gli artisti, il tempo di guerra con i suoi eroi e le vittime, il mondo del lavoro, le scuole, il cinema. Sono alcuni dei temi raccontati, attraverso preziose foto in bianco e nero, nel libro “Come eravamo. Garbatella 1835-1960”, edito da Typimedia. Il volume è un grande racconto corale di una zona che nasce povera, ma che nei decenni si trasforma in un centro di vita pulsante, sanguigna, popolare, antifascista. Un luogo dove un tempo ci si vergognava a vivere e che oggi è tra i più amati dai romani. Se il 18 febbraio 1920 è il giorno in cui viene posta la prima pietra di un edificio in piazza Benedetto Brin, già nel 1835 si faceva il nome di via Garbatella e di un’omonima osteria. Lo dimostra un antico documento conservato nell’archivio della Basilica di San Paolo fuori le Mura, pubblicato ora in questo libro. Così il fotografo e giornalista Antonio Tiso torna sulla collana “Come eravamo”, ideata da Typimedia, che racconta la memoria dei quartieri di Roma. A scandire questa emozionante narrazione sono sempre le immagini provenienti dai cassetti delle famiglie.
Lampi futuristi al giro d’Italia foto di Alessandro Chiacchiarelli
Libro finalista del Premio Estense 2023
Una storia, alternativa e potente, del lato oscuro del Paese. Perché tante stragi e delitti in Italia rimangono impuniti? La ricerca della verità è un percorso a ostacoli e in troppi casi, prima ancora di cercare i colpevoli, si è messa in dubbio la credibilità di chi accusava. È accaduto a Giovanni Falcone quando si disse che la bomba dell’Addaura l’aveva piazzata lui stesso e a Paolo Borsellino la cui agenda rossa, misteriosamente scomparsa, sarebbe stata un «parasole». Don Diana? «Era un camorrista.» Peppino Impastato? «Un terrorista.» La lista dei nomi infangati per distrarre l’attenzione dai delitti è lunga. E la strategia ha un preciso nome in gergo, «mascariamento». Per comprenderne i drammatici effetti, Paolo Borrometi ci accompagna in un viaggio nella storia d’Italia in cui denuncia i traditori, i criminali che mirano a creare confusione nel Paese per raggiungere i propri interessi illegittimi. A discapito della verità. Un reportage giornalistico tra anomalie, depistaggi e buchi neri che parte dallo sbarco degli americani in Sicilia nel 1943 per arrivare ai giorni nostri, passando per le bombe degli anni Settanta e la strategia della tensione: da Portella della Ginestra a via Fani, dall’Italicus al Rapido 904, da Bologna a Capaci e Via d’Amelio, fino all’arresto del latitante Matteo Messina Denaro. Una storia, alternativa e potente, del lato oscuro del Paese.
Catena umana foto di Armando Mangone
“Il ratto della Snia” Foto di Armando Mangone
Donna di grande fascino e carattere, occhi color ghiaccio e capelli pettinati alla Greta Garbo, amante del bello in tutte le sue forme, dalle sublimi espressioni dell’arte, al design, all’alta sartoria, Palma Bucarelli ha attraversato il Novecento lasciando un’impronta indelebile nel panorama artistico italiano. Nominata nel 1933, a soli ventitré anni, ispettrice della Galleria Borghese, dimostra fin dal principio il suo spirito determinato: quando Mussolini convoca tutti i soprintendenti d’Italia, lei non si presenta, e difenderà questa posizione indipendente per tutti gli anni del regime. Il coraggio, certo, non le manca: ai primi bombardamenti alleati sulla capitale, si impegna a portare in salvo il patrimonio della Galleria nazionale d’arte moderna, di cui è diventata funzionario con mansioni direttive, prima a Caprarola e poi a Castel Sant’Angelo. Il secondo no a Mussolini lo dice quando la RSI chiama i suoi a raccolta: resta senza stipendio, collabora con la Resistenza distribuendo in bicicletta il foglio clandestino “L’azione”, e continua a proteggere la “sua” Galleria. Finita la guerra, Palma si deve confrontare con una società conservatrice e culturalmente arretrata. Per tutta la sua lunga vita, potrà contare sull’appoggio dei suoi amici e corteggiatori. Pioniera nell’arte e nella vita, donna libera in un mondo che alle donne lasciava poco spazio, Palma Bucarelli ha contribuito a imporre nel nostro paese l’idea moderna di museo.
Piazza Mincio Foto di Paolo Bonsangue
Misone, annoverato da Platone fra i sette saggi, insegnava: «Indaga le parole a partire dalle cose, non le cose a partire dalle parole». Cento anni fa entrò nel linguaggio politico italiano l’aggettivo ‘totalitario’, seguito due anni dopo dal sostantivo ‘totalitarismo’. La cosa che aveva dato origine alle due parole era il fascismo, subito dopo la sua ascesa al potere. Non furono i fascisti a coniare i due neologismi. Furono gli antifascisti. Quando il fascismo impose il partito unico, furono gli esuli antifascisti italiani a diffondere in Europa la parola ‘totalitarismo’ per definire quel nuovo regime. La stessa parola fu usata per definire il regime bolscevico. E poi anche il regime nazista. Emilio Gentile indaga la storia della parola ‘totalitarismo’ partendo dalla cosa ‘fascismo’. Dalla sua indagine, risulta che l’ignoranza della connessione fra la parola e la cosa ha generato il ‘cancellazionismo’, cioè una forma minore di negazionismo, compendiato in due sentenze: «Il fascismo non fu totalitario»; «il totalitarismo non è mai esistito». Contro il cancellazionismo, il rimedio, ispirato da Misone, è indagare la parola a partire dalla cosa, cioè dalla storia.
Alexandria Ocasio-Cortez al Met Gala 2021 con il famoso abito “Tax the rich” foto di Jamie McCarthy
Con la miscela di tensione e ironia che caratterizza la sua scrittura, Morlupi torna a raccontare le contraddizioni di Roma e le oscurità psicologiche in cui l’animo umano rischia costantemente di precipitare. Il grande parco di Villa Pamphilj, a due passi dal Vaticano, ha due volti molto diversi: di giorno è un giardino che accoglie bambini, anziani e sportivi; di notte si trasforma in rifugio per senzatetto, drogati e prostitute. All’alba di una gelida mattina di gennaio, una di loro viene trovata senza vita, brutalmente uccisa con un’arma da taglio. La vittima aveva poco più di vent’anni, viveva da sola, si vendeva per pagarsi l’università e sperare in un futuro diverso. L’omicidio sconvolge il commissario Ansaldi e i suoi agenti, perché apre uno squarcio inatteso di disperazione nella tranquilla routine del loro quartiere. In più, arriva proprio nel momento peggiore, a due settimane da un delicato vertice politico tra i principali capi di Stato europei, con gli occhi del mondo puntati sulla capitale. Per scongiurare clamori, le autorità cittadine vogliono che l’indagine si concluda rapidamente e in silenzio: per i Cinque di Monteverde è appena iniziata una terribile corsa contro il tempo. Con la miscela di tensione e ironia che caratterizza la sua scrittura, Morlupi torna a raccontare le contraddizioni di Roma e le oscurità psicologiche in cui l’animo umano rischia costantemente di precipitare.
L’era del lavoro libero: Senza vincoli né barriere. Siamo pronti a questa rivoluzione? C’è una straordinaria rivoluzione in corso nel mondo del lavoro, di cui pochi finora hanno colto la reale portata. L’affermazione dello smart working e dei nuovi modelli di lavoro ibrido, l’incredibile ondata della great.
L’editore Rubbettino ha da poco pubblicato l’interessante saggio di Francesco Delzio, ‘L’era del lavoro libero’, che racconta la straordinaria rivoluzione in corso nel mondo del lavoro. Partendo da smart working e nuovi modelli di lavoro ibrido, ma ragionando anche, tra l’altro, sui nuovi equilibri tra occupazione e vita privata invocati e ricercati da varie generazioni, Delzio riflette sulle varie facce che il lavoro sta assumendo nella nostra epoca. Di seguito una sintesi dell’autore.
“L’era del Lavoro Libero non è nato per caso. E non è nato ieri. Perché è frutto di idee, riflessioni e suggestioni germinate nei miei 33 anni di lavoro, da quando a 15 anni iniziai a scrivere a Barletta nella redazione di un quotidiano locale. E perché in fondo rappresenta la naturale evoluzione di Generazione Tuareg: in quel fortunato saggio (il mio primo) del 2006 analizzavo la particolare condizione dei millennials italiani, la prima generazione chiamata ad affrontare l’introduzione della flessibilità nel mondo del lavoro.
Ma il mondo del lavoro oggi è di fronte ad una nuova “curva della storia”: una rivoluzione che investe il nostro modo di lavorare, il rapporto tra occupazione e vita, la gestione del fattore umano da parte delle aziende. Da quasi 30 anni – con l’introduzione della flessibilità in entrata, a metà degli anni Novanta – non si registravano infatti cambiamenti così rapidi e pervasivi nel mondo del lavoro italiano come quelli cui stiamo assistendo oggi, che vanno molto al di là delle innovazioni organizzative indotte dalla pandemia.
L’affermazione dello smart working e il suo consolidamento nei modelli di lavoro ibrido, l’incredibile (e imprevedibile) ondata della great resignation, la diffusione del job hopping, i nuovi equilibri tra occupazione e vita privata cercati dalla Generazione Zeta, le nuove strategie di engagement e valorizzazione dei dipendenti perseguite dalle aziende segnano
nel complesso una svolta epocale che manda definitivamente in soffitta il modello fordista.
Sullo sfondo, infine, la possibilità di realizzare finalmente in Italia un’economia della Partecipazione, che offra ai lavoratori la possibilità di un coinvolgimento rispetto ai destini della propria azienda.
Se analizziamo in profondità fenomeni così diversi, scopriamo che hanno tra loro un fondamentale punto in comune. E’ la caduta dei vincoli di tempo, spazio e organizzazione che hanno caratterizzato il mondo del lavoro, almeno a partire dalla Rivoluzione industriale. O detto in altri termini, è la “liberazione” del lavoro da gran parte delle barriere e delle rigidità che lo hanno caratterizzato finora. Si tratta di un trend che diventerà sempre più visibile nei prossimi anni.
La tesi che sostengo nel libro, e che supporto con analisi, numeri e trend, è che stiamo entrando dunque in una nuova fase storica: l’Era del Lavoro Libero. Un nuovo paradigma, in cui viene meno un luogo di lavoro fisico esclusivo e si affermano modelli di lavoro ibridi fatti di connessioni. Non esiste più il lavoro della vita ma una serie di lavori, svolti anche in contemporanea, in una dinamica fluida e flessibile come le nostre vite. Non c’è più una contrapposizione netta tra lavoro, cura della famiglia e gestione del tempo libero, perché il lavoro è sempre meno il “sovrano assoluto” delle nostre vite. E infine è sempre meno attuale l’antica guerra tra profitto e salario, perché imprenditori, manager e lavoratori sono sempre più protagonisti di un progetto comune e perché i lavoratori sono chiamati ad essere sempre più imprenditori di sé stessi e del proprio tempo.
Peccato che pochissimi, ancor oggi, abbiano colto la reale portata e l’impatto sulle nostre vite di questa rivoluzione. Peccato che la politica non si (pre)occupi di tutto questo, a causa del divorzio clamoroso e inspiegabile avvenuto negli ultimi decenni tra i partiti italiani – lungo l’intero arco parlamentare – e il lavoro: non soltanto i partiti italiani hanno “dimenticato” il lavoro, non mettendolo mai al centro del loro impegno politico e delle loro strategie di consensus building, ma sembrano non conoscerlo più.
Su tutto questo rifletto ne L’era del Lavoro Libero: con analisi innovative che partono dagli Stati Uniti, idee e proposte concrete che guardano all’Italia. Sapendo che possiamo ignorare e subire tutto ciò che sta accadendo e che sta per accadere nel mondo del lavoro, o conoscerlo per provare a gestirlo. Chi sceglie la seconda strada, troverà in questo saggio un “alleato” prezioso e innovativo”.
Molto è stato scritto sulla Resistenza e sulla guerra di liberazione in Italia. Ma che cosa accadde ai partigiani dopo l’aprile 1945? Come vissero realmente gli anni del dopoguerra e della rinascita del Paese coloro che la Repubblica avrebbe celebrato come i nuovi eroi della patria, martiri del secondo Risorgimento nazionale? Dal 1948 e fino ai primi anni Sessanta, nelle aule di giustizia della nuova Italia democratica va in scena un «Processo alla Resistenza», destinato ad avere un forte impatto mediatico. Assassini, terroristi, «colpevoli sfuggiti all’arresto». Cosí la magistratura del dopoguerra, largamente compromessa col regime fascista, giudica quei partigiani che hanno combattuto una guerra clandestina per bande, tra il 1943 e il 1945. Giudizio condiviso dalla stampa e da gran parte dell’opinione pubblica italiana, che si accompagna a una generale riabilitazione di ex fascisti e collaborazionisti della Rsi, autori di stragi e crimini contro i civili, costretti a «obbedire a ordini superiori». Attraverso carte processuali e documenti d’archivio inediti, Michela Ponzani ricostruisce il clima di un’epoca, osservando i sogni, le speranze tradite e i fallimenti di una generazione che pagò un prezzo molto alto per la scelta di resistere. Cosa resta della Resistenza nella Repubblica? Rimosso dalla memoria collettiva, il «Processo alla Resistenza», celebrato nelle aule di giustizia dopo il 1945, anima per decenni il dibattito mediatico, plasmando distorsioni, manipolazioni, miti e luoghi comuni «antiresistenziali», in una serie di polemiche a posteriori. La messa sotto accusa dell’antifascismo finisce col ribaltare ragioni e torti, meriti e bassezze, valori e disvalori. Coloro che hanno combattuto contro nazisti e fascisti si trasformano in pericolosi fuorilegge, colpevoli di aver attentato al bene della patria (esposta all’invasione angloamericana e ai tragici effetti delle rappresaglie, scatenate dall’occupante tedesco) e di aver messo a repentaglio la sicurezza nazionale, difesa invece fino alla fine dai combattenti di Salò. Assassini, vigliacchi, terroristi, «colpevoli sfuggiti all’arresto». Sulla base di questi termini (utilizzati dalla stampa degli anni Cinquanta) la magistratura del dopoguerra, quasi sempre compromessa col regime fascista, giudica quei partigiani che hanno combattuto una guerra per bande. Mentre ex fascisti e repubblichini, autori di stragi e crimini contro civili, vengono assolti, riabilitati e persino graziati per aver «obbedito ad ordini militari superiori» o per la loro natura «di buoni padri di famiglia», i partigiani sono giudicati responsabili delle rappresaglie scatenate dai nazifascisti, per non essersi consegnati al nemico.
Il fiore foto di Enzo Scuderi
“La rivoluzione romana” affronta uno dei nodi cruciali della storia di Roma: la caduta della repubblica e il declino della libertà politica sino alla vittoria definitiva di Augusto e alla fondazione del regime. Opponendosi alla visione tradizionale, incentrata sulle vicende dei grandi protagonisti, Syme propone una lettura allargata del processo politico, mettendo l’accento anche sui personaggi “minori” usciti dalla catastrofe repubblicana e destinati a costituire la nuova classe dirigente della Roma del principato. Lo sguardo dello storico sorvola così sulle biografie di Pompeo, Cesare, Marco Antonio, e dello stesso Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare che dopo la presa del potere assumerà il nome di Augusto. Perdono peso anche gli avvenimenti bellici, gli affari interni e i rapporti fra Roma e le province; prendono invece rilievo le nobili casate romane e i principali alleati dei diversi capi politici. La struttura dell’oligarchia governativa assurge quindi a tema dominante della storia politica, venendo a costruire l’anello di congiunzione tra repubblica e impero. Le trasformazioni dello stato e della società, il trasferimento violento del potere e delle proprietà, la creazione del dominio di Augusto rivivono sotto gli occhi del lettore… Introduzione di Arnaldo Momigliano.
La Vela di Calatrava su il Mormillo.it
“Il lavoro che c’è e il reddito di cittadinanza” è il titolo del libro di Patrizia Baratto e Roberto Giuliano con la prefazione di Maurizio Sacconi e l’introduzione di Giuliano Cazzola pubblicato recentemente da PS. Edizioni di Roma4print.
Un libro di grande importanza e di grande attualità, altrimenti non si spiegherebbe la presenza di due autorevoli esperti di problematiche sociali e del mondo del lavoro come Giuliano Cazzola e Maurizio Sacconi che sostengono con molta eleganza e cognizione di causa le argomentazioni riportate nell’architettura del libro scritto a quattro mani da Patrizia Baratto e Roberto Giuliano.
I due autori, ex sindacalisti della Uil e della Cgil, espongono le loro argomentazioni con dati statistici ben documentati, ma non mancano nemmeno le citazioni di autorevoli giuslavoristi.
In Particolare, Patrizia Baratto si sofferma ad analizzare gli aspetti umani del mondo del lavoro e la lungimiranza di un grande sindacalista come Giorgio Benvenuto.
Le analisi svolte con una grande capacità di sintesi, fanno un quadro completo del mondo del lavoro e del welfare spiegando anche le comparazioni con altri Paesi dell’Unione europea. Un libro avvincente sia per la chiarezza espositiva ma anche per le sequenzialità temporali che si sono avvicendate da inizio degli anni ottanta fino alle preoccupazioni dei nostri giorni caratterizzati dalla presenza della pandemia e dalla guerra in Ucraina.
Una grande attenzione è posta anche sulla formazione del lavoro, tenuto conto della rivoluzione del digitale e della robotica. Un argomento, che ci porta a pensare alla necessità di una formazione non solo nei luoghi di lavoro, ma anche alla necessità di una nuova grande riforma scolastica riesaminando la struttura dell’insegnamento nelle scuole medie inferiori e superiori, anche con l’inserimento di nuove materie e aggiornamento dei programmi scolastici improntati ad un costante dinamica guardando, con una maggiore diversificazione, alle vocazioni produttive del territorio ed alle innovazioni tecnologiche e scientifiche.
In conclusione emerge l’inadeguatezza del cosiddetto ‘Reddito di cittadinanza’ che diventa pleonastico a quel welfare sociale già esistente nel nostro Paese con punte avanzate rispetto al resto dell’Unione europea. Uno strumento iniquo che sottrae forza lavoro al mercato del lavoro e che produce ingiustizia sociale. Il punto focale è la divisione della forza lavoro tra chi lavora e produce reddito e chi viene mantenuto e mortificato da un Reddito di cittadinanza che alimenta forme di saprofitismo ingiustificabili. Uno strumento, quello del Reddito di cittadinanza, che stride con i principi etico sociali garantiti dalla nostra Costituzione, ma anche con le opportunità offerte dai fondi del Pnrr.
Infatti, il diritto al lavoro è un principio di uguaglianza garantito dalla Costituzione che impone allo Stato il dovere di rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione della dignità dei lavoratori. Un libro sicuramente da leggere per fare luce su aspetti che spesso non vengono ricordati dalla stampa e nemmeno dagli innumerevoli dibattiti televisivi. Invece, i fondi del Pnrr sono finalizzati a migliorare e rendere più efficiente ed efficace la struttura e la sovrastruttura produttiva, senza sprecarli con la logica dell’helicopter money.
Qual è il significato delle Fosse Ardeatine? Quale memoria ha lasciato la strage nazista compiuta a Roma il 24 marzo 1944, come rappresaglia dell’attentato partigiano di via Rasella, in cui il giorno prima erano morti 33 tedeschi? E quale rapporto si può istituire tra il ricordo di quella strage e l’identità collettiva di un’intera città? L’eterogeneità sociale e politica delle 355 persone uccise fa delle Fosse Ardeatine un avvenimento emblematico, che lega insieme “tutte le storie” di Roma: a cadere sotto il piombo tedesco furono infatti generali e straccivendoli, operai e intellettuali, commercianti e artigiani, un prete e 75 ebrei; monarchici e azionisti, liberali e comunisti, ma anche persone prive di appartenenza politica.Protagonista assoluta del libro è la voce diretta dei portatori della memoria: duecento intervistati, di cinque generazioni, e di diversissime estrazione sociale e politica (compresi fascisti ed ex fascisti). Il volume colloca la strage delle Fosse Ardeatine in un contesto di lungo periodo della storia della città e l’azione di via Rasella nel contesto della Resistenza. Quell’atto di guerra partigiana è presto diventato anche l’asse di una polemica che ne ha messo in dubbio l’utilità e la legittimità, e ha asserito che la strage avrebbe potuto essere evitata se i partigiani si fossero consegnati ai tedeschi. In realtà, non vi furono né il tempo, né la richiesta per la presentazione; né vale, d’altra parte, il presunto automatismo del rapporto fra azione partigiana e rappresaglia. Ciò che è certo è che a partire da quegli eventi si è scatenata una vera e propria battaglia della memoria, che ha conosciuto varie fasi, dalla guerra fredda al processo Priebke, al revisionismo storico. Le vicende personali dei superstiti e dei protagonisti (e a sopravvivere e a ricordare sono soprattutto donne) mostrano come tutti abbiano convissuto, e convivano ancora, con una drammatica eredità. Ancora oggi, in modo singolare,le Fosse Ardeatine rappresentano un banco di prova della coscienza delle nuove generazioni. Raccolte da Alessandro Portelli, con uno scrupolo che è pari alla passione civile e alla tensione letteraria, le voci di questo libro danno adito a una ricostruzione di grande respiro corale, che si struttura attorno alla elaborazione e alla fissazione di un linguaggio. Ed è il linguaggio, alla fine, a farsi storia: una storia parlata; parlata a Roma.
Pasquetta a Centocelle foto di Cinzia Morgante
Caro Alberto è un libro su Alberto Sordi diverso da tutti i libri su di lui già esistenti: raccoglie una ricca scelta delle migliaia di lettere che il grande attore ha ricevuto nel corso della sua lunga carriera. Lettere del suo archivio personale – custodito e studiato dalla Fondazione Museo Alberto Sordi – di ammiratori, appassionati di cinema, fans che si rivolgono a lui come si farebbe con un amico o con un parente, al quale chiedere consigli, confidare dolori, raccontare gioie e comunicare l’amore per le sue interpretazioni, che si rivelano un vero e proprio lenitivo ai momenti tristi della vita. Ci sono anche lettere di personalità celebri, di colleghi di lavoro – come Anthony Quinn, Monica Vitti, Gina Lollobrigida – e di esponenti politici. Ma soprattutto raccoglie tantissimi messaggi commoventi e inaspettati di anonimi cittadini, spediti o lasciati davanti alla villa di Roma dove Sordi ha vissuto per anni, che piangono la morte di un attore amato. Il libro si arricchisce delle testimonianze di Walter Veltroni – amico personale di Sordi, ma anche l’uomo politico che, all’epoca sindaco di Roma, ebbe il triste ed entusiasmante compito di organizzare un funerale che fu un bagno di folla, un evento popolare, come a Sordi, forse, sarebbe piaciuto – e di Carlo Verdone, forse l’unico attore che può dire di aver raccolto la sua eredità.
Foto di Emilia De Santis in Foto Romane
Vincitore Premio Internazionale Capalbio Piazza Magenta 2016 – Sezione Memoria e storia.
Questo è il racconto autobiografico di una protagonista del Novecento italiano. Giulia Maria Crespi appartiene a un’importante famiglia lombarda, di cui ha proseguito la tradizione filantropica e di impegno civile. Racconta qui le molte avventurose storie della sua vita. Centrali nel libro sono le vicende del “Corriere della Sera”, di grande importanza per la storia del nostro Paese. Giulia Maria Crespi, che in modo crescente partecipa alla gestione del giornale, si adopera in una battaglia per l’ammodernamento del “Corriere”, in consonanza con la parte più progressista dell’opinione pubblica. Una svolta coraggiosa ma irta di difficoltà, che nel 1974 la costringeranno a lasciare la gestione del giornale. Si occupa sempre più della Fondazione Crespi Morbio per Famiglie Numerose e di Italia Nostra. Nel 1975 assieme a Renato Bazzoni fonda il FAI (Fondo Ambiente Italiano) per la tutela e valorizzazione del patrimonio artistico e ambientale. Da 40 anni lotta strenuamente per difendere l’agricoltura in Italia, in particolare quella organica.
UK in Italy, foto della Delegazione del Fai a Roma in occasione delle giornate del Fai
Tutte le favole iniziavano il racconto con c’era una volta in un paese lontano, lontano… Ma i tempi cambiano e così anche le forme si adattano ai nuovi contenuti. Ora c’è il borgo, vicino vicino, che ti dà nuovamente una opportunità di sognare come non mai in questo periodo storico. Tutto questo non è una operazione di nostalgia ma un racconto dell’uomo attraverso i silenzi e il pellegrinare dei borghi. La pandemia ha messo in scacco la città. E dunque c’è necessità di ripensare la città, rendendola più adeguata. Ma la rinascita non può prescindere dal borgo. I borghi hanno in comune la storia millenaria che li rende unici. E per questo sono “Presidio Slow Poetry”. Prima ci si sentiva Comunità, ancor prima di essere cittadini. Perché sono le storie che ti rendono unico. È giunto il momento di riattivare un processo culturale rivolto ad animare la Comunità all’interno, come un laboratorio costante. Una proposta di cittadinanza nuova e consapevole che solo la Repubblica dei Borghi conferisce. È una favola moderna. Tutto comincia a Milano nel parco di Trenno, con i miei due nipoti Leonardo e Federico. Il parco visto come proiezione di fantasie, archetipo di mutamento e scoperta. Una storia raccontata dal punto di vista dei bambini che sono i grandi dimenticati della pandemia. Hanno ascoltato per mesi il mondo brontolare. Era necessario includerli e ricominciare da loro. Loro giocano nel parco ma il futuro e la crescita passa e comincia dal passato. I borghi delle valli, delle Alpi, dell’Appennino e delle riviere sono patria del cuore, fino a diventare uno stato mentale.
La casa delle rondini di Marinella Sgarroni in Foto di Roma e del Lazio
Vezio De Lucia, architetto e urbanista, ripercorre la storia della politica di progettazione e pianificazione della città moderna in Italia dal dopoguerra a oggi. Dal miracolo economico che accompagna i famosi Trenta Gloriosi anni dello sviluppo, animati da complessi disegni di trasformazione della società, fino all’affermazione di quel neoliberismo degli anni Ottanta che, tra grandi opere, condoni ed elogio della proprietà privata, determina una regressione nella tutela dell’ambiente e un’accentuazione del consumo di suolo. Senza dimenticare figure centrali per una disciplina volta ad assicurare le condizioni umane di vita associata, quali Antonio Cederna, il volume si propone come manifesto di una possibile rigenerazione urbanistica capace di immaginare misure per una crisi ecologica drammatica parallela a una crisi sociale che imbarbarisce il Paese, distrugge i luoghi della socialità e svilisce le grandi bellezze del suo paesaggio.
Trastevere di Bresson Foto del 1959 pubblicata da Arapacis
In queste pagine troverete perfide matrigne e innocenti figliastre, fate benefiche e terribili streghe, piccoli re innamorati e romantiche reginette, e poi ancora luoghi e personaggi della storia di Roma. È un tuffo nel passato perché sono storie simili a quelle ascoltate nella nostra infanzia. Giggi Zanazzo nel 1906 salvò la memoria di questi racconti da lui uditi in giovinezza o ascoltati da anziane popolane. Questa riedizione del suo lavoro ci restituisce piccole e gustose novelle in dialetto romanesco che ancora oggi dobbiamo preservare dall’oblio, e soprattutto godercele per quel sapore di leggerezza, ironia e semplicità che le pone davvero fuori dal tempo.
Ponte Cestio foto di Luciano Viti su Memorie di Roma
I LIBRI DI UGO CONSIGLIATI IN PRECEDENZA
AUTORE | TITOLOClikkare sull’immagine per ordinare on line | |
14/03/2023 | ||
Alessandra Ballerini Alessandro Benna |
Il muro invisibile immigrazione legge Bossi Fini
| 28/02/2023 |
Andrea Graziosi | Occidenti e modernità. Vedere un mondo nuovo | 21/02/2023 |
Romana Bogliaccino | Scuola negata le leggi razziali del 1938 e il liceo E.Q.Visconti | 31/01/2023 |
Gianluigi Colalucci | Io e Michelangelo | 24/01/2023 |
Valentina Moncada di Paternò | Atelier a via Margutta, cinque secoli di cultura internazionale a Roma | 17/01/2023 |
Ambrosini Giangiulio | La costituzione spiegata a mia figlia | 10/01/2023 |
Sassoli | La saggezza e l’audacia | 02/01/2023 |
Celotto Alfonso | L’enigma della successione | 27/12/2022 |
Tempesta Antonio | Disegno e prospetto dell’alma Città di Roma delineato e inciso da Antonio Tempesta | 20/12/2022 |
Becchetti | Rinnovabili subito. Una proposta per la nostra indipendenza energetica | 13/12/2022 |
Insolera | Roma tra le due guerre | 06/12/2022 |
Marzocchi | La mafia spiegata a mia figlia | 02/12/2022 |
Croci e aavv | Una finestra su Roma Altomediovale | 25/11/2022 |
Stucchi | Nerone | 18/11/2022 |
Cenciarelli | Domani interrogo | 11/11/2022 |
De Fiore | Il lupo avrà il sorriso? | 04/11/2022 |
Sendra | Progettare il disordine | 28/10/2022 |
Saitto | La sanità non è sempre salute | 21/10/2022 |
Vian | Andare per la Roma dei Papi | 14/10/2022 |
Testoni | Renato Nicolini | 07/10/2022 |
Amati e aavv | Roma: un progetto per la Capitale | 30/09/2022 |
Lahairi | Racconti romani | 23/09/2022 |
Messetti | La Cina è già qui | 16/09/2022 |
Barillari | Il re dei paparazzi | 09/09/2022 |
Portoghesi | Poesia della Curva | 02/09/2022 |
Caviglia | A proposito del Tevere | 26/08/2022 |
Borgna | Una città aperta | 19/08/2022 |
Bettin | I tempi stanno cam,biando clima, scienza, politica | 12/08/2022 |
Bradbury | Fahrenheit 451 | 05/08/2022 |
Ribichini | Tenebra luminosissima, Sant’Ivo alla Sapienza tra fede e ragione | 29/07/2022 |
Guida e alatro | Il sorpasso viaggio nell’Italia del boom | 22/07/2022 |
Giardina Vauchez | Il mito di Roma da Carlo Magno a Mussolini | 15/07/2022 |
Bettini maurizio | Roma, città della parola | 08/07/2022 |
Pif e Lillo | Io posso due donne sole contro la mafia | 01/07/2022 |
Governi | Nannarella il romanzo di Anna Magnani | 24/06/2022 |
Rutelli | Roma camminando | 17/06/2022 |
Chiovelli e Guarnacci | La storia di Primavalle | 10/06/2022 |
Borrometti | Il sogno di Antonio storia di un ragazzo europeo | 03/06/2022 |
Oliva Quilici Ielardi | Still Appia | 27/05/2022 |
Brizzi | Andare per le vie militari romane | 20/05/2022 |
De Vico Fallani | Le cancellate romane sette-ottocentesche | 13/05/2022 |
Quaroni | Roma 1968 | 06/05/2022 |
Fiorillo | La ciclovia del Grab di Roma | 29/04/2022 |
Capitolo | P.P.Pasolini un giorno nei secoli tornerà aprile | 22/04/2022 |
Borgna e aavv | Capitale di cultura, quindici anni di politiche a Roma | 15/04/2022 |
Rizzi e Zanzottera | Teatri a Roma lo spazio scenico… | 08/04/2022 |
Bria e Morozov | Ripensare la smart city | 01/04/2022 |
Marttioli | Remoria la città invertita | 25/03/2022 |
Pimpinella | L’assicurazione e la tutela dei beni culturali | 18/03/2022 |
Caravita e aavv | A centocinquant’anni da Roma capitale | 11/03/2022 |
Santoro Eugenio | Annus horribilis | 04/03/2022 |
Rossi Mario | Addio Roma quando lo stato decise di spostare la capitale a Milano | 25/02/2022 |
Talia | Milano sotto Milano | 18/02/2022 |
Gabarrone e Tronci | Cent’anni:una sfida, una speranza, un’opportunità | 11/02/2022 |
Campisi | Roma in “confusione” | 04/02/2022 |
Cipollini | Roma il coraggio di cambiare | 28/01/2022 |
Lelo Monni Tomassi | Le sette rome | 21/01/2022 |
Martini | Nathan e l’invenzione di Roma | 14/01/2022 |
Santilli e Soldavini | Bikeconomy viaggio nel mondo che pedala | 07/01/2022 |
Raimo | Roma non è eterna | 31/12/2021 |
Catizone e Ponzani | Le sindache d’Italia | 24/12/2021 |
Bonfiglioli e Mirani | Lean Digital, la via italiana alla fabbrica 5G | 17/12/2021 |
Delzio | Liberare Roma come ricostruire il sogno della città eterna | 10/12/2021 |
Rutelli | Tutte le strade partono da Roma | 03/12/2021 |
Tocci | Roma come se | 26/11/2021 |
Gainsforth | Oltre il turismo | 19/11/2021 |
Meogrossi | Europa sotto i monti Asterusia | 12/11/2021 |
Ferraresi | Solitudine | 05/11/2021 |
Nuvolati e Spanu | Manifesto dei sociologi e delle…. | 29/10/2021 |
Veltroni | Odiare l’odio | 22/10/2021 |
Masina | La speranza che abbiamo di durare | 15/10/2021 |
Nazio | U.S.Tica quarant’anni di bugie | 08/10/2021 |
Recalcati | Le tentazioni del muro | 01/10/2021 |
Crouch | Combattere la postdemocrazia | 24/09/2021 |
Pilati | La catastrofe delle elite | 17/09/2021 |
Baricco | The Game | 10/09/2021 |
Tirole | Economia del bene comune | 03/09/2021 |
Bulgakov | Il maestro e Margherita | 27/08/2021 |
Quaroni | Immagine di Roma | 20/08/2021 |
Battaglini | Sviluppo territoriale Dal disegno della ricerca alla valutazione dei risultat | 13/08/2021 |
Molinari | Perché è successo qui | 06/08/2021 |
Tinagli | La grande ignoranza | 30/07/2021 |
De Masi | Roma 2030 | 23/07/2021 |
Sennett | Costruire ede abitare | 16/07/2021 |
Harari | 21 lezioni per il XXI secolo | 09/07/2021 |
Pasolini | Ragazzi di vita | 02/07/2021 |
Huxley | Il mondo nuovo | 25/06/2021 |
Tolstoj | Guerra e Pace | 18/06/2021 |
Roth | Pastorale Americana | 11/06/2021 |
Ferri Edgarda | Letizia Bonaparte | 04/06/2021 |
Manzoni Alessandro | I promessi sposi | 28/05/2021 |
Foucault | Eterotopia | 21/05/2021 |
Houellebecq | Piattaforma. Nel centro del mondo | 14/05/2021 |
Silone | Il seme sotto la neve |