TERZO SETTORE RIPARTENZA VIDEOREGISTRAZIONE

UNCONTRO CON FRANCESCA DANESE PORTAVOCE TERZO SETTORE NEL LAZIO

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Il Terzo Settore: il compito cruciale che avrà per la ripartenza e l’importanza per il bene del Paese di sostenerlo. Incontro di Francesca Danese, portavoce del Forum del terzo settore Lazio con Gabriele Gandelli Pres. Associazione Visioneroma

 

 

 


 

VISIONEROMA LE NOSTRE PROPOSTE

 

Le R.S.A. e gli Enti del Terzo Settore

 

 

L’esperienza del  coronavirus impone una rilettura in campo sanitario, non solo per riaffermare il ruolo del pubblico, ma soprattutto rivedere la sanità nell’ambito territoriale, non lasciando sprovvisti di presidi sanitari interi territori, ed avviando delle riforme nella gestione.

Nel caso delle Residenze per gli anziani è necessario che la sanità pubblica le gestisca direttamente o con un diverso supporto privato, per alzare il livello dell’assistenza sanitaria e per pensare e attuare nuovi e più evoluti metodi di cura di tanti anziani. Il privato non deve essere escluso ma ridimensionato e integrato, introducendo più elevati livelli di vigilanza e una maggiore trasparenza negli accreditamenti. Tutto ciò vale non solo per le residenze per gli anziani, ma anche per le altre RSA.

 

Abbiamo assistito in questi giorni all’ecatombe avvenuta nelle varie residenze sanitarie assistite per anziani di tutta Italia, in primis al Pio Albergo Trivulzio. Di fronte all’avanzare micidiale del contagio, che era risaputo avrebbe colpito soprattutto i soggetti più deboli, si dovevano mettere in sicurezza innanzitutto le RSA per anziani e il loro personale. Sembrerebbe che questo non sia avvenuto. Per incapacità e incompetenza di chi le dirige? Dei pochi fondi a disposizione? Del poco personale a disposizione?

Si pone pertanto il problema della gestione delle RSA per anziani, ma delle RSA in genere, occorre ridiscutere il modello organizzativo e di funzionamento.

Sono d’accordo con il governatore della Toscana Enrico Rossi che afferma “In quasi tutte le Regioni compresa la sua a fallire è stato soprattutto il privato e gli istituti, scollegati dal servizio sanitario pubblico, che sugli aspetti sanitari si sono dimostrati troppe volte sostanzialmente inadeguati”. Bisogna però riconoscere che anche le Regioni hanno affrontato con ritardo il problema del Covid 19, e per troppi anni sono state poco attente a quanto accadeva in queste strutture.

 

Si impongono innanzi tutto dei controlli di qualità, non solo dell’adeguatezza della struttura, delle attrezzature sanitarie disponibili ma anche del giusto rapporto tra medici, infermieri e personale assistito, anche perché il sistema è a carico per il 50% del sistema sanitario nazione e il restante 50% a carico del comuni con la partecipazione dell’utenza e quindi i soldi pubblici devono essere ben amministrati.

 

Una delle soluzioni per migliorare il servizio ma anche per contenerne i costi a carico della sanità pubblica è di coinvolgere gli Enti del Terzo Settore, che non operano in base ad una concessione ma per virtù di un riconoscimento da parte dello Stato che permette loro di operare anche per un Ente pubblico

Tale inserimento bypassa il welfare statale, che è finanziato dalla fiscalità generale, e introduce un welfare societario, in cui il cittadino ha il diritto – dovere di impegnarsi per il raggiungimento del fine sociale, anche mediante l’utilizzo di capitali di soggetti privati che vogliono contribuire all’utilità pubblica. Enti che in campo socio-sanitario per l’accreditamento dovranno avere come requisito indispensabile l’applicazione al loro interno della legge 231/2001 dotandosi di un modello organizzativo volto a prevenire la responsabilità penale degli enti, la massima trasparenza nella gestione, la chiarezza organizzativa e la cultura dei rischi e dei controlli.

Il presupposto dell’utilizzo degli Enti del Terzo Settore è la considerazione che lo Stato non è più in grado di rispondere, da solo, a tutti i bisogni che emergono dalla società, in particolare nel sistema socio sanitario i cui costi nei prossimi anni tenderanno a lievitare enormemente per migliorare di molto la qualità e produrre le necessarie riforme. Le ragioni di questo aumento di costi sono tante: rivedere, e riorganizzare come già accennato, la sanità nell’ambito territoriale, acquisto di attrezzature sanitarie innovative, fronteggiare l’invecchiamento della popolazione, con l’aumento della non autosufficienza, la diminuzione delle nascite, la richiesta di nuove tutele, aumento degli operatori sanitari e la loro giusta retribuzione.

In questa prospettiva gli Enti del Terzo settore riconosciuti ed accreditati sono elementi indispensabili e necessari; la legge mette a disposizione delle agevolazioni fiscali per invogliare i privati a devolvere i loro capitali e la possibilità di vedersi assegnati gli immobili non utilizzati o sequestrati alla mafia. Bisogna però che per quanto riguarda l’assegnazione degli immobili vi sia una consapevolezza anche da parte dell’Ente pubblico, che li stima in bilancio a cifre fuori mercato, solo per far quadrare i conti, e che tale impostazione contabile di fatto diventa un fattore ostativo.

Abbandonerei le modalità di assegnazione tramite gara, volta sempre ad abbassare il costo a scapito della qualità del servizio, con meno sicurezza, condizioni di lavoro non ottimali, meno innovazione; troppi casi di cattiva gestioni sono venuti alla ribalta delle cronache di questi ultimi anni per capire che non è il percorso migliore. In futuro Regione e ETS dovranno individuare le necessità, metteranno a punto un progetto che viene affidato all’ETS che ha partecipato alla progettazione. Oppure si esamini i progetti delle varie ETS, facendoli giudicare da un ente terzo e si proceda all’assegnazione della più soddisfacente soluzione. La collaborazione trova il presupposto nelle diverse disposizione di legge (L. 328/2000 e d.p.c.m. 30 marzo 2001).

Gli utenti, serviti dal privato sociale, devono avere la massima garanzia sotto il profilo della qualità delle prestazioni e della sicurezza, stesse cose valgono per il personale dipendente, aprire inoltre ad una forte dose di volontariato, per lo meno per i servizi meno impegnativi, il tentativo è di alzare la qualità del servizio. Importante per gli Enti pubblici controllare ed affiancare i soggetti assegnatari.

Questa nuova dimensione organizzativa è indispensabile se vogliamo che il sistema sia sostenibile entro pochi anni, e il privato sociale deve fare interamente la sua parte.

Vorrei fare un auspicio, come descritto nel progetto sociale, sarebbe positivo se riuscissimo per gli anziani autosufficienti e senza gravi patologie, bypassare le RSA, e trovare una sistemazione socialmente più efficace per farli sentire ancora integrati e non isolati: vicinato con i parenti prossimi; vita nelle proprie case con servizi di assistenza condivisa (infermiere di quartiere, portierato diffuso, medici specialisti, assistenza a basso costo di artigiani ecc.) servizi utili anche alle famiglie bisognose e ai disabili di ogni età, o edifici per loro pensati con un massimo di 15/20 anziani che vogliono vivere in comunità, con retta che tiene conto della pensione percepita e della situazione economica. Ognuno con la propria camera, con bagno e un piccolo disimpegno con poltrona e TV, arredata magari con alcuni mobili di sua proprietà, con servizi in comune sala ristorante/bar, salette TV, palestra, con spazi all’aperto e personale specializzato, e il medico che ogni settimana, o alla bisogna passa presso la struttura, con materiale medico sanitario e di pronto soccorso a disposizione, convenzioni con ditte artigiane per mantenere l’efficienza della struttura. Strutture ben raccordate con i centri di interesse, per consentire facili uscite per lo svago e le compere.

Gabriele Gandelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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