LEGGE SU ROMA CAPITALE: VALUTAZIONI SUL DISPOSITIVO

LEGGE SU ROMA CAPITALE: VALUTAZIONI SUL DISPOSITIVO

TESTO APPROVATO

Decreto Roma Capitale


INTERVENTI

 

Piero Sandulli

Il disegno di legge costituzionale, recante il titolo “Disposizioni in materia di Roma Capitale “,varato il 30 luglio dal Consiglio dei ministri, per riempire un vuoto normativo perdurante da ventiquattro anni, del quale darò una più approfondita analisi a mente fresca, suscita(a prima lettura) alcune perplessità.
Manca il collegamento tra il terzo comma e l’ultimo del novellando articolo 114 della Costituzione. Tale rilievo non è solo formale, ma riveste carattere sostanziale in quanto non si comprende come il potere normativo della Capitale possa essere esercitato in tema di”organizzazione amministrativa di Roma Capitale “, se tale potere dovrà essere attuato “sulla base della legge dello Stato”(comma 5 dell’articolo 114), a prima vista sembra, sul punto, un testo estremamente contraddittorio.
Inoltre, non si comprende con quali risorse economiche potranno essere riempite di contenuto le leggi di Roma Capitale previste dal terzo comma dell’articolo 114.
A prima vista e’ auspicabile che il successivo iter parlamentare chiarisca questi aspetti.

Roberto Morassut 

Obbiettivamente si può definire un risultato storico. Anche se all’inizio. Alcune cose vanno viste con molta attenzione. In primis la questione del decentramento e del suo equilibrio con l’autorità comunale che non può che restare unitaria. Le funzioni legislative concorrenti indicate sono strategiche. Bisognerà dar loro gambe con risorse e mezzi. Serve una battaglia culturale su una risacca antiromana che ci sarà e che già si avverte. E distinguere bene questo percorso di riforma costituzionale su Roma che è positivo e che dobbiamo rivendicare, dagli altri proposti dal governo che ( secondo me ) sono da ostacolare. Parlo di premierato, giustizia, autonomia differenziata. La quale ultima lo è di fatto se non di forma.

Aggiungo che nel corso delle 4 letture si dovrà approvare una legge dello Stato che attua le indicazioni del ddl costituzionale definendo il quadro delle risorse e dei mezzi necessari. Legge sarà redatta da una comm paritetica Stato regione e comune. Legge essenziale senza la quale il Pd non consentirà la chiusura dell’iter costituzionale

 

Federico Bardanzellu

Penso che quanto prima si dovrà anche definire il destino della Città Metropolitana (ex Provincia di Roma) e attribuire al nuovo Ente Roma Capitale tutte le risorse e i mezzi che la ex Provincia destinava al territorio del Comune di Roma. Mi allarma l’eventualità che la Formazione professionale e le politiche del lavoro nella città di Roma restino di competenza della Regione Lazio e che li possa esercitare tramite uno zombie di Città Metropolitana. Il disegno di legge illustrato su alcuni giornali, infatti, ventila che l’istruzione (voce ampiamente soggetta ad allargarsi) resti di competenza della Regione Lazio. Fermo restando che io non vedo come il nuovo ente non possa includere anche alcuni comuni limitrofi. In particolare Fiumicino e Ciampino (che gestiscono gli aeroporti di Roma e, in futuro, anche il porto crocieristico alla Foce del Tevere), Pomezia e Guidonia (che comprende il Centro agroalimentare romano). Il restante territorio già della provincia lo suddividerei in due piccole province con capoluoghi Civitavecchia (a nord) e Tivoli (a est).

 

Linda Lanzillotta 

Dopo una rapida lettura e riservandomi di fare una analisi del testo più approfondita, formulo alcuni rilievi: la stratificazione di livelli istituzionali e di competenze è destinata a creare conflitti e caos legislativo e amministrativo. Dovrebbero sopravvivere a mio avviso Roma capitale metropolitana e Comune di Roma. La città metropolitana e la regione Lazio non possono sopravvivere. Sulle competenze si può lavorare anche se la legge attuativa non potrà essere incardinata prima dell’approvazione definitiva del testo di riforma costituzionale. Nel frattempo si può scrivere per (forse) presentare un ddl (anche se non so se sarà ammissibile prima del varo della riforma). Il risultato politico è comunque importante e, credo, anche senza voler fare i corvi, che con la crisi di Milano, Roma potrebbe ripartire da qui

 

Roberto Morassut 

La cosa migliore era fare una regione capitale sul perimetro dell’area metropolitana. Ma è un primo passo aperto a evoluzioni. Il ghiaccio è rotto

 

Mario Rossi

Commento di Mario Rossi trasferito nel sito
La norma su Roma, secondo me, purtroppo ha pochissime speranze di entrare in vigore. Premesso che è già molto edulcorata perché non prevede risorse extra, ma solo il potere legislativo su alcune materie di competenza regionale, il problema è che si tratta di una riforma costituzionale che ha bisogno di quattro passaggi in aula e poi, verosimilmente, di un referendum confermativo. Certo, è possibile che l’opposizione o una parte di essa converga in parlamento con la maggioranza in modo da approvarla con una percentuale qualificata che escluda il passaggio del referendum confermativo, ma certamente la lega nord si metterà di traverso, soprattutto sui tempi, ossia cercando di rimandarne l’approvazione alle calende greche. In fondo la legislatura finirà tra due anni. E non è nemmeno da escludere che qualcuno della maggioranza (sempre la lega nord) stacchi prima la spina al governo per capitalizzare un presunto consenso padano derivante, magari, proprio dalla battaglia contro questa riforma…
E comunque, qualora si andasse al referendum, i nemici di Roma in Italia sono la maggioranza e possono contare su armate potentissime: la cosiddetta grande stampa (che vede in prima linea il Corriere della sera, e il Sole24Ore), le tv milanesi (Mediaset e Sky, affiancate dalla romana ma sempre più filoleghista La7). Senza contare poteri forti come la finanza, Confindustria, le tre università milanesi che contano (Bocconi, Cattolica e Politecnico).
E comunque vasti e profondi strati della popolazione lombarda, veneta, friulana, piemontese ed emiliana si mobiliterebbero contro la riforma arruolando facilmente in questa battaglia, c’è da giurarci, anche le popolazioni del Sud.
Roma, poi, ha nemici acerrimi tra gli stessi romani, che in nome del tanto peggio tanto meglio non esiterebbero un attimo ad affossare la riforma.
Pessimismo? Forse.
Comunque , anche ammettendo che la riforma alla fine sia approvata, quale sarebbe la contropartita che la Nazione dovrebbe “concedere a Milano” per farla digerire alla lega nord e al suo primitivo elettorato?

 

Piero Sandulli

Il disegno di legge costituzionale, recante il titolo “Disposizioni in materia di Roma Capitale “,varato il 30 luglio dal Consiglio dei ministri, per riempire un vuoto normativo perdurante da ventiquattro anni, del quale darò una più approfondita analisi a mente fresca, suscita(a prima lettura) alcune perplessità.
Manca il collegamento tra il terzo comma e l’ultimo del novellando articolo 114 della Costituzione. Tale rilievo non è solo formale, ma riveste carattere sostanziale in quanto non si comprende come il potere normativo della Capitale possa essere esercitato in tema di”organizzazione amministrativa di Roma Capitale “, se tale potere dovrà essere attuato “sulla base della legge dello Stato”(comma 5 dell’articolo 114), a prima vista sembra, sul punto, un testo estremamente contraddittorio.
Inoltre, non si comprende con quali risorse economiche potranno essere riempite di contenuto le leggi di Roma Capitale previste dal terzo comma dell’articolo 114.
A prima vista e’ auspicabile che il successivo iter parlamentare chiarisca questi aspetti.

Claudio Minelli

Mi sento di condividere lo spirito di quanto ha commentato Roberto Morassut: la legge e’ un passaggio importante che può tra mille difficoltà consentire di fare un passo avanti.
Il parlamento può bloccare (come teme l’amico Mario Rossi) oppure modificare migliorare, peggiorare….aprendo comunque una discussione di merito generale.
Se si riuscirà a fare un passo avanti (e non indietro) ne approfitterei.
La possibilità di una rapida approvazione c’e’ vediamo le tempistiche.

 

 

 

 

 

 

 

 

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